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UCCELLACCI E UCCELLINI regia di Pier Paolo Pasolini

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amterme63     7½ / 10  01/12/2011 22:38:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Uccellacci e uccellini" si svolge su due piani paralleli: quello dell'ideologia e quello dell'arte.
Dal punto di vista ideologico Pasolini vuole dimostrare che le principali correnti di pensiero dominanti allora in Italia (la cattolica e la marxista) sono in sé imperfette e impossibili da realizzare. C'è da dire che Pasolini ha un atteggiamento complesso verso le due ideologie, le accoglie e le critica allo stesso tempo, non ha pregiudizi o preclusioni, ne sente e ne condivide lo spirito fondante, ma non può fare a meno di rappresentarne anche il fallimento pratico.
Nonostante l'adesione al comunismo, Pasolini non è mai stato un anti-religioso, anzi ha sempre mostrato di sentire il fascino della spiritualità (anzi delle persone spirituali) e "Il Vangelo secondo Matteo" ne è stata la conferma. "Uccellacci e uccellini" stesso adotta un metodo di esposizione a situazioni esemplari (quasi delle parabole), tipico dei testi religiosi. Nello specifico il ruolo ideologico della religione viene affrontato nell'episodio di Frate Ciccillo (una vera e propria parabola). I personaggi (San Francesco, Ciccillo, Ninetto) vengono trattati con simpatia e adesione, sono sinceri, convinti di quello che devono fare. E' il mondo che sta intorno a loro che non li segue, che non li può seguire. Le persone comuni scambiano la spiritualità per materialità (tutto il mercatino della santità), mentre la natura fondante degli esseri viventi (competizione, distruzione reciproca, egoismo, edonismo) non si riesce proprio a cambiare.
Il compito della spiritualità religiosa è quello di tentare incessantemente una missione impossibile in un mondo che la strumentalizza.
L'ideologia marxista è invece impersonata da un corvo petulante e chiaccherone. Ed è proprio la dimensione parlata quella che viene messa in edivenza. Il marxismo si nutre di tantissimi discorsi e di iconografie (marce, canzoni, il culto della personalità) mentre è palese la scarsa incisività e la scarsa adesione che ha nel pratico sociale. Il reale è solo un gran mercimonio dove ognuno (pure il piccolo) cerca di schiacciare quello che sta sotto di lui, senza pietà, senza solidarietà.
Gli intellettuali si tramandano un compito impossibile in un mondo dove resteranno sempre una minoranza inefficace, accolta con fastidio, usata e gettata.
Questa è la parte più "difficile" e pesante del film, non di facile accesso e comprensibile a tutti. Questa parte stride in qualche maniera con la parte più riuscita e più bella del film, quella artistica.
"Uccellacci e uccellini" infatti ha una fotografia veramente bella che riesce a essere esemplare, a rimanere impressa. Le immagini nitide di periferie, discariche, pezzi di campagna, insomma ogni inquadratura parla, esprime, rappresenta, viene percepita come qualcosa di unico e di particolare, nonostante sia completamente normale e quotidiana. La grande arte di Dreyer prosegue nell'opera di Pasolini.
Ci sono poi le scene medievali ambientate in luoghi poco noti ma bellissimi (ho riconosciuto Tuscania quando non era ancora turistica).
C'è poi il sarcasmo e le scenette in stile slapstick che danno un tocco leggero e scanzonato all'opera (per smorzare l'eccessiva serietà degli argomenti).
Infine c'è tanta poesia, soprattutto nella recitazione di Totò e di Ninetto Davoli. Tante espressioni, tante piccole scene toccano il cuore da quanto sentimento naturale e sincero riescono ad esprimere.
Peccato appunto che le due parti (l'artistica e l'ideologica) non riescano a fondersi a dovere e che il film a volte non proceda spedito e coinvolgente. "Uccellacci e uccellini" rimane comunque un grande film.