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MAMMA ROMA regia di Pier Paolo Pasolini

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elio91     8½ / 10  19/05/2010 20:55:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"è acqua che passa,è acqua che passa..."

Il secondo film di Pasolini non si discosta dagli ambienti e dalla città di Accattone,nè grossomodo dalle tematiche anche se lo stile è molto più ricercato e simbolico. Alcune scene sono palesemente iconografiche,da quella famosa del figlio/Cris.to morto di Mantegna a quella iniziale del matrimonio/ultima cena.
Il dramma è accompagnato dalle musiche classiche liriche e struggenti di Vivaldi che raggiungono il climax nel toccante finale.
Alla sua presentazione a Venezia,manco a dirlo,l'opera fu denunciata per oltraggio al comune senso del pudore e offese al buon costume. Come se la censura possa allontanare la veridicità e la realtà di una storia raccontata in maniera tanto pietistica dal regista (ispirata per buona parte nel finale ad un fatto di cronaca vera).
Mamma Roma,prostituta,tenta inutilmente di elevarsi dalla sua condizione cogliendo l'occasione del matrimonio del suo protettore, senza comprendere che una mentalità radicata non può fingere di essere qualcos'altro. Si trasforma così in una piccolo borghese per amore del figlio,senza considerare la palese contraddizione tra questa suo nuovo stile di vita e le passate esperienze da prostituta (che userà sempre per amore del figlio). Difatti il passato torna a bussare prepotentemente alla porta,e vuole pure il resto. Cambiare è l'errore più grande di Mamma Roma,errore che si ripercuoterà sulle scelte della persona per lei più importante in maniera drammatica.
Come nel suo Accattone,l'aria che si respira da subito è quella della tragedia annunciata e lo sguardo di Mamma Roma che osserva la sua città con la morte negli occhi è lo sguardo di chi colpevolizza un ambiente che non dà respiro nè scelta.
Una società ancora una volta clamorosamente assente è quella messa sotto accusa da Pasolini.
Tra le scene da ricordare,a parte quelle del finale,ci sono il dialogo tra Mamma Roma e il suo protettore che ha di nuovo bisogno del suo lavoro per i soldi (in cui Citti è sempre bravissimo) e quella del matrimonio burino,celebrato tra i porci ma con palese riferimento all'Ultima Cena.
La Magnani è colossale e pensare che sia lei che Pasolini,pur mantenendo stima reciproca,dichiararono fallimentare questa esperienza...

A Roma,dopo la proiezione del film,Pasolini venne aggredito da alcuni neofascisti che vennero cacciati dagli amici dello scrittore-regista. Una vita vissuta tra le violenze solo per esprimere un pensiero...
Zero00  23/06/2010 09:57:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti per l'analisi di un film, come tutti quelli di PPP, difficile, simbolico e radicato nell'isieme delle sue opere letterario/critico/cinematografiche.

Su una sola cosa non sono d'accordo: secondo me lo sguardo finale di Mamma Roma non colpevolizza un ambiente, ma lo guarda semplicemente con occhi diversi. Infatti la colpa non è dell'ambiente che non da scampo, ma sua (e del suo tradimento all'eredità "sociale" che le era stata lasciata) che credeva di poter fare il "salto". Quando il salto sociale fallisce lei non incolpa l'ambiente ma comprende la diversità tra lei (e suo figlio) e quell'ambiente stesso, che rimane però distante, lontano e "immobile".

Che ne pensi?
elio91  23/06/2010 12:57:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Può essere assolutamente,in effetti non avevo colto questa interpretazione subito ma alla fine,come in Accattone,Roma non è anche la città delle prostitute e dei papponi? Non è sempre quella Roma che l'ha illusa del salto sociale e poi gli ha strappato tutto?
Non conosco ancora così bene il pensiero di Pasolini per dire se ho ragione io,tu o tutti e due.
Però il suo sguardo non è facilmente decodificabile,la prima cosa che mi è venuta in mente è stato che la guardasse con una forte rabbia passiva. Ma quello che hai scritto mi fa guardare il finale con occhi diversi.
Zero00  23/06/2010 13:53:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Considera che Pasolini, riassumento, vedeva la borghesia come una "malattia" e il sottoproletariato come "libero", primitivo, ma "vero". Mamma Roma è una donna del sottoproletariato che cerca di arrivare ad una dimensione piccolo/borghese, in pratica rinunciando alla genuinità e agli istinti per ottenere (con i mezzi che sono proprio della "sua" classe) un ruolo sociale che non le appartine.