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GINGER E FRED regia di Federico Fellini

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amterme63     7 / 10  11/10/2013 23:13:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche "Ginger e Fred" in fondo è frutto della fusione artistica fra la personalità di Fellini e la società italiana. I protagonisti, due persone provenienti da un'altra epoca e che vivono ormai di ricordi, riflettono un po' quello che era lo stato d'animo di Fellini alla fine degli anni '80. Intorno gira l'Italia di quell'epoca, vista proprio dagli occhi di una persona che viene dall'esterno e che quindi giudica in maniera critica. Lo scopo del film è, tramite il grottesco, di dare un'immagine negativa del modo con cui gli italiani si rappresentano culturalmente e aspirano ad essere rappresentati. Fellini ne fa un quadro impietoso, dove regna materialismo, volgarità, egoismo, impersonalità, livellamento dei valori. Non ci si perita di fare appello ai bassi istinti, alle superstizioni per fare "audience". Non è il valore artistico che conta, ma il richiamo mediatico dell'insolito, del paradossale e del celebre.
A fare contrasto ai lustrini, all'allegria, all'ottimismo e all'abbondanza profusi a pieni mani dalla televisione (regina incontrastata, onnipresente, con la pubblicità che sovrasta su ogni altro programma), c'è un paesaggio degradato, pieno di rifiuti fumanti (anticipazione di Napoli) e di brutta architettura.
In fondo neanche i protagonisti si salvano. Ginger è comunque inquadrata nel sistema, pensa e si comporta da piccolo borghese, è semplicemente schifata dalla volgarità e non si ritrova con i metodi spicci e approssimativi moderni, ma per il resto non mette in dubbio il sistema di dominio televisivo sulle coscienze.
Chi invece è più lucido e si rende conto della manipolazione è Fred (vorrebbe durante la trasmissione gridare in faccia a tutti: "pecoroni"). Alla fine però non trova il coraggio di fare un gesto così eclatante, non ha la forza di ribellarsi, anche perché il sistema dello spettacolo è così affascinante e incantante che ci si sente come ipnotizzati e ci si presta nonostante tutto al suo gioco.
E' la nostalgia della gioventù, la voglia di incontrare il partner di una volta, trovare i vecchi amici (relitti del passato), è questa l'unica nota di umanità che ci trasmette il film, l'unica consolazione, l'unica nota emotiva.
In ogni caso a me è sembrato un Fellini sotto tono. Il film è fin troppo "normale", "ordinario", quasi piatto. Mancano invenzioni, fantasie. Forse ritrarre la banalità, la volgarità ha come annichilito la fantasia e la creatività di Fellini. Il soggetto ha finito per condizionare anche la forma del film.
Anche rispetto ad altri film di denuncia sociale ("Roma" e "Prova di orchestra") si nota la mancanza di pathos, di partecipazione e di rielaborazione attiva, fantastica, metaforica del soggetto. Manca qui del tutto quello sguardo bonario e quasi di partecipazione con cui si guardava alla società fatua della "Dolce Vita" e di "Otto e mezzo", manca la potenza espressiva di "Satyricon" e "Casanova".
Per ultimo da notare il rovesciamento di atteggiamento di Fellini nei confronti della sensualità nella pubblicità. Ne "Le tentazioni di Antonio" si criticava il bacchettonismo e si vedeva con simpatia la libertà sessuale, in "Ginger e Fred" si denuncia l'involgarimento e il cattivo gusto. La vendetta di Antonio?