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AMARCORD regia di Federico Fellini

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amterme63     8½ / 10  29/06/2013 23:10:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La bellezza di "Amarcord" sta nella capacità di Fellini di ricreare nella finzione artistica un microcosmo umano affascinante, vivo, di cui non si può fare a meno di affezionarsi.
Con "Amarcord" giunge al culmine una fase artistica di Fellini iniziata con "I Clown" e proseguita con "Roma". In questa fase prevale l'attenzione all'elemento popolare di stampo ingenuo e paesano, guardato con evidente nostalgia, come di qualcosa di ormai perso. In questa fase l'acre satira di Fellini si stempera in un'amabile e partecipata vena comica. Un po' come stava facendo in contemporanea Pasolini con la "Trilogia della vita", anche Fellini vuole rendere omaggio alla forza vitale dell'elemento popolare tradizionale italiano, proprio nel momento in cui prende coscienza di se stesso e sta per scomparire, inesorabilmente travolto dal benessere piccolo-borghese e dalla sua mentalità ipocrita, gretta e qualunquista.
Fellini giunge alla perfezione artistica perché in "Amarcord" rinuncia all'espediente documentarista e agli accenni metacinematografici dei film precedenti. Qui mezzo artistico e oggetto rappresentato diventano tutt'uno, iscindibili l'uno dall'altro: uno delle più riuscite sintesi di vita umana collettiva (con tutte le sue varietà e sfacciattature) che la finzione artistica abbia mai potuto rappresentare.
Altra dote di Fellini è quella di riuscire in maniera mirabile a sublimare l'autobiografico, l'esperienza singola, in qualcosa di universale, vissuto da tutti.
C'è però una nota personale e un pochino "forzata" nel film: il sentimento celebrativo e nostalgico, la visuale affettiva a volte smussa tutti gli angoli e i drammi che in genere un'esistenza e una vita sociale comporta. La leggerezza, la patina comica stemperano le arroganze e le prevaricazioni fasciste (ridicoli più che pericolosi o dannosi) come pure gli opportunismi e le deferenze ai poteri costituiti (la Gradisca). L'opposizione si limita a una pernacchia o a un grammofono che suona, anche questa vista in termini comici.
Anche il dolore derivante dalle privazioni della segregazione (lo zio che "vuole una donna") è visto in chiave comica e buffa; come pure la morte della madre rappresenta solo un momento triste, con la vita che subito riprende indisturbata il suo vitalistico e indifferenziato corso.
E' l'arte di Fellini che sintetizza in maniera mirabile il mondo umano, sacrificando però in parte il suo elemento drammatico (su cui invece Pasolini fondava la sua arte).
Così è Fellini e così va preso.
Personalmente non ho molta affezione per "Amarcord"; non so, forse un po' troppo lungo e a volte ripetitivo. Alla lunga un pochino riesce sempre ad annoiarmi o a farmi sentire un po' forzato il mondo rappresentato (opinioni personali ovviamente).
Tanto di cappello comunque ai tecnici di cui Fellini si è servito (scenografici, architetti, sarti, truccatori, ecc.) La falsa Rimini sembra più genuina e caratteristica della vera.
Da notare come il modello felliniano (amabile, leggera, comica rappresentazione sintetica e collettiva del mondo popolare) sia presto scaduto nello stereotipo e nella grossolanità dei film "popolari" e scollacciati (gli stessi con protagonista Alvaro Vitali).