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AMARCORD regia di Federico Fellini

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8 / 10  18/10/2010 21:02:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Magnifico affresco di Fellini sull'Italia rurale ai tempi del fascismo. Un ritorno nostalgico ai tempi dell'infanzia del regista in un paesino dell'Emilia Romagna.
Un film per così dire "disincantato", ma non ingenuo, che dimostra come la storia ci abbia tramandato una visione, anche se realistica, forse fin troppo pessimistica del nostro paese durante gli anni della dittatura.
I personaggi, a tratti quasi grotteschi nelle fattezze e nei comportamenti, sono delineati in maniera memorabile, e costruiscono un film corale di ampio respiro che in maniera quasi verista / neorealista (mi ha ricordato il modo di Verga di buttarci negli ambienti contadini siciliani di fine '800 e molto anche il Calvino di Il sentiero dei nidi di ragno) ritrae tutta la semplicità e la quotidianità di un microcosmo rurale preso in tutta la sua spicciola realtà, fatta spesso di pseudonimi, di saggezza popolare (mio padre fava i mattoni!) e dell'umanità più disparata (c'è la gioventù nel pieno della sua esplosione ormonale, c'è il ribelle alla politica del regime, c'è il pazzo - un magnifico Ciccio Ingrassia, c'è la nobiltà decaduta - la Gradisca e le sue amiche - c'è la prostituta di paese - la Volpina - c'è il misterioso personaggio che tutti conoscono ma di cui nessuno si cura mai più di tanto - il biker).
Fellini, come il Saba di "Città vecchia", si immerge nei luoghi del "popolino", quelli lontani dalla politica e dal trambusto dei grandi centri, per coglierne i lati più veri, e in un certo qual modo demistificare il "mito" di un'Italia fascista fatta solo di repressione e autarchia