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AMARCORD regia di Federico Fellini

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VincVega     9½ / 10  21/01/2020 18:49:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' difficile per me valutare obiettivamente "Amarcord", in quanto Riminese di nascita e di vita vissuta. Le analogie con la Rimini di oggi, ma anche quella di 20, 30, 40 anni fa sono tante e anche se quelle troppo in la non le ho vissute, sento continuamente i ricordi di altre persone a me vicine. Fellini unisce l'elemento autobiografico all'immaginazione, ama il surreale, il grottesco e lo riporta come passato personale di un'infazia lontana, ma non per questo dimenticata. Questa sua riminesità si coglie nell'umorismo tagliente ed amaro, i personaggi strambi, ma che conservano una certa attualità, superando la macchietta e la caricatura. La bella ragazza di città che sogna la celebrità e lo sfarzo, ma che in realtà non riesce ad uscire dalla sua dimensione di oggetto del desiderio di un microcosmo, il matto a cui non puoi che voler bene, il padre burbero ma che farebbe tutto per la famiglia, la madre malaticcia factotum in casa, lo zio che pensa solo ad andare a donne, il nonno che ancora si vanta di quanto era forte da giovane in ambito sessuale, Il musicante di piazza che prendi un po' in giro appena lo vedi, i professori, i compagni di scuola e di marachelle, la prostituta, lo storico logorroico, il motociclista tamarro che irrompe con le sue sgasate. E l'introduzione di qualche parola in dialetto romagnolo, che in pochi capiranno ma che per molti di noi non può che far piacere.


Ma il genio di Fellini si vede anche in scene surreali come quelle della bella Ninola e del momento in cui diventerà "Gradisca" oppure quello in cui l'ambulante vede l'arrivo del sultano con le sue 30 concubine, che invitano lo stesso popolano ad entrare al Grand Hotel. Due scene che sembrano assurde, ma rappresentano il divenire di un racconto che quando passa di bocca in bocca, sarà totalmente trasformato dal racconto orginale, per quanto vero o falso che sia. Ma in "Amarcord" ci sono scene che rimarranno nella storia, come l'arrivo del transatlantico Rex, o quello della "Tabaccaia" (l'ossessione per le forme di Fellini), lo zio Teo con problemi psichici ma col sogno di stare con una donna che probabilmente non verrà mai esaudito o di Alvaro Vitali che balla con l'arrivo del venticello. Per non parlare dell'arrivo dei fascisti in pieno potere pre-guerra, ma che non ci fanno una grande figura, nella scena in cui si mettono a sparare contro un grammofono sopra il campanile, colpevole di suonare una musica a loro non gradita. E a proposito di musica non si può non citare la colonna sonora di Nino Rota, splendida ed immortale, che rende ancor di più "Amarcord" un film pieno di magia e poesia. Veramente eccezionale la messa in scena, simile alla vera Rimini di una volta. La piazza, il castello, i portici, il porto. Spettacolo.


Fellini sente la malinconia di un posto a cui ha dato molto in età adolescenziale, ma che poi nel proseguire degli anni lascerà e sempre più raramente tornerà a solcare, quasi a prendere le distanze di un posto che gli sarebbe stato stretto, ma omaggiandolo con questo capolavoro, parola forse eccessivamente abusata, ma che non riesco a non sottolineare.

"Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me', ma la casa mia n'dov'è?"