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PAISA' regia di Roberto Rossellini

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amterme63     8 / 10  08/12/2007 21:50:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un inquietante documento delle difficili condizioni in cui si trovava l’Italia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il bello di questo film a episodi è che non c’è quasi punta retorica o celebrazione di eroismi e grandi imprese, nessun facile trionfalismo o ottimismo. Il punto di vista è quello di gente comune: soldati, bambini, ragazze, giovani partigiani; tutti quanti sconvolti e trasformati in peggio dalle tremende esperienze vissute e dal difficilissimo e duro ambiente in cui vivono.
Dal punto di vista formale non è uno dei migliori film di Rossellini. Qui la caratteristica di prendere attori dalla strada produce spesso recitazione poco convinta o superficiale. Le storie sono spesso tirate via o a volte prolisse.
La caratteristica dei film di questi anni è lo sguardo pessimista sul mondo venuto fuori dalle macerie della guerra. Il veleno versato negli anni precedenti ha causato così tanti danni per potersi riprendere subito e in parte continua ancora ad essere presente dove uno meno se lo aspetta.
I primi episodi del film descrivono la delusione e le enormi difficoltà seguite agli iniziali entusiasmi dopo la liberazione: a Napoli un soldato si ritrova ubriaco e derubato da un ragazzino, il quale gli mostrerà tutto il degrado e l’estrema povertà in cui vivono degli esseri umani. A Roma s’infrangono illusioni e idealismo nel triste riprendere della vita quotidiana con tutti i suoi compromessi per poter sopravvivere.
Nell’episodio fiorentino si mostra l’altro lato dell’eroismo, fatto di sentimenti e legami spezzati per sempre. La parte che mi ha più inquietato è quella del convento in Montefeltro. Pure in un ambiente così pacifico, tranquillo e isolato si sono diffusi e proliferano i semi dell’intolleranza e dell’integralismo: qualcosa di inquietante per il proseguo della vita nazionale.
L’ultimo episodio è la summa del film: attenzione che ancora non è tutto finito, ci possono essere benissimo ancora colpi di coda della “pazzia” sconfitta; non adagiarsi sugli allori ma continuare a combattere per estirpare definitivamente la brutalità umana.