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PAISA' regia di Roberto Rossellini

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Spotify     8 / 10  26/07/2018 02:18:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Roberto Rossellini ci offre un ritratto dell'Italia durante la seconda guerra mondiale, più precisamente, di quando gli alleati sono sbarcati sulla nostra penisola.
Il regista, attraverso sei episodi diretti e concisi, tutti della durata di circa 20 minuti, ambientati ognuno in regioni diverse, ci racconta cosa ha vissuto il popolo italiano in quel periodo, cosa la gente ha dovuto sopportare.
Il regista prende le immagini e te le sbatte in faccia, senza pensarci su, mostra la guerra in tutta la sua crudeltà, anche se, in certi episodi, si concentra anche su tematiche di contorno, ma che comunque, in un certo senso, contano, quali l'amore e la religione.
Quello di Rossellini è un manifesto, un manifesto neorealista, che ha il compito di far capire a tutti cosa sia significhi aver vissuto la guerra.
Il primo episodio è ambientato in Sicilia e funge un po' da apripista. Qui si cerca di mettere in evidenza una possibile comunicazione tra Italia, mostrataci come povera e ignorante, e Stati Uniti, i quali invece sono l'esatto opposto. Il finale di questo episodio è volutamente convulso, con americani e tedeschi all'azione.
Il secondo episodio è uno dei più drammatici. Stavolta la location è Napoli. E' l'epilogo che colpisce lo spettatore. Difatti, Rossellini, senza mezzi termini, ci mostra in quali condizioni squallide è costretta a vivere la gente del posto. L'episodio tratta anche il tema dell'interazione razziale.
Il terzo episodio è più pacato. Qui il director, mette per un attimo da parte la durezza, la quale aveva caratterizzato i primi 40 minuti, per concentrarsi su temi più delicati. Qui infatti vengono trattate tematiche come amore e nostalgia. La vicenda, ambientata a Roma, è quella di una prostituta che adesca Fred, un soldato americano. La ragazza porta Fred nella sua stanza e qui comincia a sentire la storia di questi, il quale le spiega come sia rimasto colpito da un incontro con una certa Francesca, il giorno che lui e gli altri soldati alleati sono sbarcati in Italia. In realtà, quella Francesca è proprio la prostituta. Ma anche in questo caso, il finale sarà tutt'altro che allegro.
Dunque, in tale episodio, Rossellini ci mostra il sentimento tenero che nasce tra Fred e Francesca. Simbolicamente, Francesca potrebbe anche rappresentare la fragile Italia che si rifugia tra le braccia della invincibile America. E' un tipo di visione che si potrebbe associare a questo terzo episodio. D'altronde Rossellini, non aveva continuo bisogno di mostrare scene di sola guerra o di sola povertà. Da notare come, si sia utilizzata una fotografia dal tocco più "vellutato", più "morbido", rispetto a quella dura e scarna dei primi due episodi.
Il quarto episodio è senza dubbio il più bello. Qui, sale in cattedra anche l'ottima tecnica del regista, il quale si muove fra carrellate, primi piani e scene di pura suspense. Le vicende ora, si svolgono a Firenze, dove è in pieno lo scontro tra partigiani e tedeschi. L'epilogo è tragico pure qui, quasi pessimista. Notiamo come in questo episodio, Rossellini si curi più dei dettagli: ad esempio, il regista tende ad inquadrare spesso le macerie di Firenze, macerie attraverso le quali si muovono i personaggi, oppure, i simboli stessi del capoluogo toscano.
Il quinto episodio è quello, se vogliamo, più umoristico e più discostante dal tema centrale della pellicola. La vicenda si svolge in un convento di monaci cattolici. Nel convento, un giorno, arrivano tre cappellani militari americani. Due dei tre frati, sono di religione differente da quella dei monaci. Ciò porterà scompiglio nel convento.
Questo quinto episodio, ha quasi i toni della commedia. Qui Rossellini, fa una cosa simile a quanto fatto col terzo episodio. Infatti, una visione che si può dare al quinto episodio di Paisà, è un America aperta e disposta all'integrazione, mentre l'Italia è raffigurata come una nazione ottusa e bigotta. In tutto ciò, il director immette anche una pesante critica ai frati francescani.
L'ultimo episodio è probabilmente il più drammatico di tutti. Si svolge sulle rive del po e vede più partigiani all'azione. Qui, il regista professa tutta la sua sfiducia nel genere umano, disegnando l'uomo come un essere malvagio e crudele. Diciamo che se tutta la pellicola è velata di un certo pessimismo, nell'ultimo episodio, questo esplode definitivamente.
Alla fine, con sei episodi, diversi ma allo stesso tempo complementari, Rossellini realizza il ritratto dell'Italia del tempo. Un Italia stremata, a pezzi, piena di miseria e povertà. Rossellini vuole mostrare al pubblico dell'epoca, com'era la reale situazione del paese. E ci riesce benissimo.
La caratterizzazione dei personaggi è onesta. Nessuno dei soggetti è particolarmente intrigante o quant'altro, però, visto il tipo di pellicola, non era necessario che lo fossero. Un film del genere, colpisce grazie alla sua immediatezza, senza aver bisogno di protagonisti sviluppati.
Il ritmo scorre bene. Non è certo una pellicola leggera, però i sei episodi sono piacevoli e ben girati. Non ci si annoia.
Ottima la colonna sonora. Un tema drammatico, il quale è costantemente presente per tutte e due le ore del film.
Gli attori, la maggior parte non professionisti (come vuole la tradizione neorealista), recitano piuttosto bene, riuscendo ad essere quasi tutti credibili. Poi si, c'è anche chi risulta un po' goffo, ma nulla di irreparabile.
La sceneggiatura è ottima. Si tratta di uno screenplay abbastanza essenziale, senza troppi fronzoli ma che va dritto al punto. I dialoghi sono interessanti e c'è qualche trovata, come quella del quinto episodio, che è assolutamente geniale.

Conclusione: un film manifesto del neorealismo italiano. Un film che ti spara le immagini in faccia. Rossellini firma un'opera molto pessimista. Poi è veramente azzeccata la scelta di fare una pellicola a episodi per trattare un tema come quello di Paisà. Molto bello, almeno una volta va visto.