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UMBERTO D. regia di Vittorio De Sica

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     10 / 10  25/02/2006 15:27:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Zavattini opposte al realismo greve e forse un po' fatalista del neorealismo una visione cruda, efferata della realtà sociale. L'indimenticabile personaggio di Battisti ha una dignità straordinaria, un'eccellente senso del proprio Io, anche quando, nel finale, scivola in un clichè sovietico, à la Cechov, non del tutto giustificabile.
La visione di un Dopoguerra di carenze economiche e diritti calpestati non è prevedibilmente incentrata sugli anziani, ma su una dimensione generale di privazione o sogni irrealizzati. Nondimeno, è un film che generazionalmente provoca ancora dolore, e fastidio, quando l'unica "amica" del vecchio (oltre alla presenza del cane, ricorso fantastico ma esemplificato ai fini nel recente cinema iraniano per es.) è una giovane ignara dell'identià del padre del figlio che attende... questa modernità per l'epoca audace rileva l'assoluta abilità con cui De Sica e Zavattini riescono a imprimere un modello "francese" pur parlando di esperienze nazionali...
E' anche questo il segreto del fascino del film, che resta un'inequivocabile capolavoro del cinema di ogni tempo. Da vedere insieme al suo alter-ego nordico, "il posto delle fragole" di Bergman, che al neorealismo non aderisce, semmai al compito filosofico e teologico della senescenza