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OROCHI regia di Norio Tsuruta

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Ciaby     9 / 10  01/03/2010 21:18:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film partiva avvantaggiato sin dall'inizio: regia affidata ad uno dei grandi registi horror giapponesi -Norio Tsuruta, la mente dietro a "Ring 0" e "Premonition", cast stellare- Yoshino Kimura di "Finally, Totally Fine", Noriko Nakagoshi di "Strawberry Shortcakes" e "Apartment 1303"- e storia basata su un racconto breve del geniale Kazuo Umezz.
Uscito (quasi) contemporaneamente a "Tamami: The Baby's Curse" (altro racconto horror ispirato a Kazuo Umezz, da me subbato per aw), "Orochi" si distanzia, però, nettamente dal film di paura per rivelarsi un suadente melodramma sull'ingannevolezza delle apparenze e su forze straordinarie (la bellezza) destinate ad appassire troppo velocemente. Così, mentre "Tamami" è un horror nudo e crudo, ispirato agli horror italiani anni '80 e a Dario Argento, "Orochi" segue più le orme di un "Two Sisters" dehorrorizzato, rivelandosi un dramma d'autore che di horror ha solo la trama.
Questo stupisce: anche perchè, Tsuruta era finora considerato uno di quei registi che si rifiutava di non abbandonare i cliché dell'horror asiatico e, qui si dimostra incredibilmente, più maturo che mai.


Come Kim Ji-Woon in "Two Sisters", anche Norio Tsuruta dimostra di saperci fare perfettamente con la regia e lascia che la telecamera esplori con volteggi o splendidi pianisequenza gli angoli nascosti di un'antica magione, le insidie che si nascondono dietro una parete o al piano di sopra, l'orrore che cresce pian piano nell'anima di una bambina ed esplode in feroce rancore nell'età adulta. Norio Tsuruta, grazie anche ad una stupenda e accesa fotografia, si concentra sull'elemento psicologico della vicenda e abbandona completamente il genere che l'ha reso famoso, confezionando un dramma surreale dalle tinte forti, davanti al quale è difficile rimanerne delusi.

Tsuruta descrive alla perfezione l'angoscia dei personaggi, gli amori ai quali aggrapparsi, l'inconsapevolezza di una morte corporale e spirituale che si fa sempre più vicina, inesorabilmente. Una disperazione che cresce lenta, vorace, inesorabile.
Il cast rende bene questo concetto e dimostra di mantenere alti i livelli di drammaticità, senza scadere nell'overacting: Yoshino Kimura e Noriko Nakagoshi, per l'appunto, sono perfette nelle rispettive parti e meriterebbero una palma d'oro ciascuno; soprattutto considerando che la Nakagoshi esibì una brutta e inespressiva performance in "Apartment 1303"...insomma, di strada ne ha fatta...eccome.

Ma tornando al film: "Orochi" è bellissimo, elegante e delizioso, sicuramente il punto più alto mai raggiunto da Tsuruta e uno dei film giapponesi più interessanti degli ultimi anni.