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SHUTTER ISLAND regia di Martin Scorsese

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kafka62     7½ / 10  26/04/2018 13:35:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un manicomio criminale che si trova in un'isola da cui è praticamente impossibile fuggire, un poliziotto federale incaricato di indagare sulla misteriosa scomparsa di una detenuta, un uragano che imperversa e non dà tregua per quasi tutta la durata della pellicola, ambienti piranesiani, violenza psicologica, traumi che riemergono dal passato, incubi e allucinazioni: gli elementi sembrano quelli di un thriller gotico, con spunti horror e parapsicologici, un genere mai frequentato prima d'ora da Scorsese, ma non troppo lontano dalla sensibilità del regista (in fondo c'è pur sempre il fedele Di Caprio, un'indagine poliziesca, un'atmosfera morbosa e inquietante). Ma Scorsese questa volta è destinato a sorprenderci con una inusitata capriola narrativa, che porta sorprendentemente "Shutter Island" dalle parti del "Sesto senso" di Shyamalan e di "Apri gli occhi" e "The others" di Amenabar, vale a dire quel filone molto alla moda, quasi inflazionato, che gioca scientemente a capovolgere le aspettative che lo spettatore ha fin dal principio posto nell'apparentemente incontestabile veridicità delle immagini che scorrono davanti ai suoi occhi e nel ruolo demiurgico che la trama affida come sempre alla figura dell'eroe protagonista.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER Sarà che una simile sorpresa è un po' come l'eccessivo uso di spezie piccanti in un cibo raffinato, tende cioè a sovrastare il suo sapore, ad annullarlo: il fatto è che quest'opera di Scorsese avvince e tiene incollato lo spettatore alla sua spericolata e ingarbugliatissima trama (il soggetto è di Dennis Lehane, autore anche degli script di "Gone baby gone" e di "Mystic river"), ma alla fine lascia un po' il retrogusto amarognolo di uno stratagemma da film di genere, utilizzato furbescamente per sopperire ad una ispirazione non propriamente ai massimi livelli, anche se pur sempre capace di ottenere apprezzabili risultati in termini di resa visiva e di stile (la regia è a tratti manierata e accademica, un po' come l'Hitchcock de "La donna che visse due volte", ma efficace).