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IL GATTOPARDO regia di Luchino Visconti

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Macs     8½ / 10  23/02/2008 22:37:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono quasi completamente d'accordo (e non a metà) con la recensione di Kowalsky (temo però che nel suo testo confonda il personaggio di Concetta con Mafalda): c'è molta ideologia in questo film, un po' scolastica nella sua realizzazione letterale. Forse è proprio per questo che il film viene proiettato spesso in scuole medie e licei. Non sono invece molto d'accordo riguardo la scena interminabile del ricevimento: se è vero che è lunga e tediosa, è altrettanto vero che sintetizza mirabilmente il modo di fare cinema di Visconti. Elaborato, sfarzoso, curato in ogni dettaglio, ma anche introspettivo e "artificioso", costruito e non spontaneo (dopo gli esordi neorealisti, Visconti se ne distaccò totalmente e più degli altri "padri" De Sica, De Santis e Rossellini). Può non piacere - è materia di gusto personale - ma dal punto di vista strettamente tecnico, come disse Moravia, la lunga sequenza del ricevimento è la summa dell'arte di Visconti. Ho preferito "Senso", per le tinte fortemente melodrammatiche (quasi sadiche) della storia d'amore: nel "Gattopardo" il fin troppo delicato (artificioso) triangolo Tancredi-Angelica-Concetta non riesce ad appassionare né tantomeno a sconvolgere come facevano la contessa Serpieri e il suo bell'austriaco. Insomma, se Visconti nel "Gattopardo" intende riproporre la sovrapposizione estetica fra sentimento e ideologia (presente al massimo grado in "Senso"), non ottiene gli stessi esiti del film precedente. Questo parziale insuccesso è però controbilanciato dall'eccellente prova di Lancaster e di Valli, e dalle sequenze puramente "politiche" come il confronto con l'emissario torinese Chevaller. Insomma, nel complesso un ottimo film sul piano estetico e tecnico-recitativo, che sintetizza al meglio la poetica di Visconti, pur peccando di eccessivo manierismo quando il regista calca le tinte del suo manifesto cinematografico dell'anti-spontaneità.
Invia una mail all'autore del commento wega  23/02/2008 23:17:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Trovo le stesse caratteristiche da te citate in "Senso", daltronde è stato scelto Visconti per questa trasposizione credo per l'iconografia di quel film, non lo trovo affatto anti-spontaneo...comunque va benissimo non è un problema e concordo con il fatto che "Senso" sia anche migliore di questa opera, l'unica pellicola che ho visto ad avere una fotografia paragonabile a "Barry Lyndon", anzi è una vera e propria lotta, quando vedo il film di Kubrick dico "no è più bella questa fotografia", poi se vedo il film di Visconti cambio idea... e viceversa..cosiderando il fatto che è stato girato ben 20 anni prima.. io credo che Kubrick, colpito da questa opera, si sia messo in testa di farne una con l'intento, fotograficamente, di superarla..è una mia idea. Ciao..
Macs  24/02/2008 13:50:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto interessante il paragone che fai con "Lindon".. la cui fotografia però ritengo superiore al "Gattopardo", così come la portata del "messaggio", che mi ha colpito di più perchè veramente universale (pensa al finale di "Lyndon".. anche solo alla scritta finale). Certo anche il "Gattopardo" in fondo vuole, in fondo, farsi universale nel cantare il "crepuscolare idillio della decadenza" nella figura del Salina: le sue scelte politico-ideologiche si colorano di un valore simbolico che si lascia alle spalle il contesto storico (e per di più specifico italiano, o meglio siciliano) da cui nascono. Quello che dice Salina dei siciliani forse lo possiamo ascrivere a tutti gli uomini.. ma solo "forse". Però - e senza dubbio è materia di giudizio estetico personale - la portata del "Lyndon" è inarrivabile, per quanto entrambi siano, naturalmente, due grandi capolavori.