caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL GATTOPARDO regia di Luchino Visconti

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento emmepi8     10 / 10  23/01/2007 12:43:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il fenomeno, nostro di Kolossal che ancora oggi fa notizia, malgrado che i vari bachecari non sanno di che cosa parliamo e loro pretendono di saperne di più e di arricciare il naso, non essendo neanche a conoscenza dell'esintenza di certo cinema, come se fossimo nati da Tarantino in su. Ho detto Kolossal, ma non dal lato qualitativo solo di spesa, dato che Lombardo sborsò così tanto da non recuparare mai le spese, d'altra parte il mercato si riduceva alla sola Europa, di fronte ad un no massiccio degli Usa, che con la scusa del doppiaggio, dico .. scusa...!! non vogliono i nostri films.. io dico invece per paura.. molta paura.. e noi come pecore adoriamo nei vari templi inventati, i loro films!! Tornando al film fu una vera e propria rivoluzione anche
temeraria, del best seller dell'epoca ed oggi classico, facendo una prima parte difficilissima che riesce a non far sfogliare le pagine nello schermo, cosa ardua per la maggior parte dei registi che affronta capolavori, e lavorando di fino nella sceneggiatura e con una regia scrupolosa ed attenta, ma non immune dalla passione; un cast vero e proprio di sceneggiatori che hanno lavorato in una maniera forse unica: Medioli, collaboratore vicinissimo a Visconti,e senza dimenticare che è stato collaboratore anche di Leone in C'era una Volta in America; Suso Cecchi D'Amico altra fidata e fedele collaboratrice; Festa Campanile, ottimo sceneggiatore e scrittore molto meno come regista men che meno commerciale(Celentano/Pozzetto/Montesano/Buzzanca); Franciosa, anche lui ottimo sceneggiatore e mediocre regista (quando si dice che regista è un altro mestiere!!) e lo stesso Visconti. Dicevo, dopo una prima parte bellissima che riesce a ricreare le pagine del romanzo come in un affresco,ma anche farle vivere realmente ed a farcele assaporare, con dialoghi giusti e mai riassuntivi o telefonati, viene la famosa seconda parte con un ballo viene trasmesso tutto uno stato d'animo di una generazione e di un'epoca in maniera formidabile. Si narrano tante verità e tante leggende che sono sorte durante la lavorazione, ma certamente, per chi ha frequentato un po' del cinema di Visconti, non possiamo essere non immaginosi nel vedere una ricchezza per gli occhi come in questo film. Le ricerche di verità sofisticate che il regista ha rincorso e voluto ad ogni costo, sono state lo stimolo giusto per un cast così eterogeno, ma che fin dall'inzio ha capito il grande disegno a cui si assoggettava. Chi credeva a Lancaster come Gattopardo? nessuno.. in assoluto, neanche Visconti, che inizialmente si rifiutava persino di rivolgere parola, eppure fu tanta la voglia di creare e forse anche la sfida stessa, che l'attore riuscì a convincere Visconti, e poi da questo film in poi, l'attore, non fu più lo stesso, rinunciando alla grande Hollywood e facendo scelte diverse e non abbandonando mai il suo rapporto con l'Italia. Un grazie, anche se a malincuore, lo dobbiamo dire a Lancaster, morì in tempo per non cadere nell'errore di fare il continuo con Delon/Cardinale e la regia di Bolognini. Giuseppe Rotunno ha fatto di tutto e di più, in armonia completa con il regista creando dlle immagini mirabili, come d'altra parte Piero Tosi (mio concittadino) a cui si devono dei costumi costosissimi che oggi nei musei fanno agare per fare esposizioni. Musica di Rota, che in quel perido di divise in due parti lavorando con Fellini in 8 e 1/2.. vengono i brividi a snetire certi nomi.. almeno a me, ed in più si assommò un valzer inedito di Verdi, oggi famosissimo, ritrovato dal regista nella biblioteca sua. Grandi Premi, tutti europei non a caso, ma riconoscimenti tutti meritati ed anche di più Si deve ricordare il cast, qui inespresso: Rina Morelli e Paolo Stoppa, fidatissimi di Visconti in teatro, qui in due mirabili ruoli che assorbono come carta assorbente pura e fancedoli suoi; la grande Lucilla Morlacchi (che ho conosciuto di recente e posso dire davvero grande..!!) che ha fatto di Concetta un personaggio sensibile e caparbio allo stesso momento, un ruolo non facile, specialmente (come ho detto per Valli) per un'attrice di teatro, ma evidentemente Visconti sapeva ben scegliere dal suo pascolo. Serge Reggiani, grande attore e poi anche cantante Italo francese nel ruolo di Don Ciccio;uan giovanissima Ottavia Piccolo, ma con il volto di sempre e quindi riconoscibilissima; Pierre Clementi adottato poi dal nostro cinema e faendolo diventare una delle icone della contestazione, attore fine e sensibile, un po' troppo dimenticato; e poi mario Girotti/Terence Hill Giuliano Gemma in due ruoli brevi, ma evidenti, Lou castel piccolissimo ruolo,ed Ivo Garrani, davvero magistrale nel ruolo del generale Pallavicino.
Una regia che fa rimane sconcertati: dopo un Visconti melò e grande di Rocco, ecco che abbiamo un affresco di un'epoca degno di un grande pittore che senz'latro rimarrà come grande opera d'arte.
Burt Lancaster.Una vera rivelazione, non diciamo che prima non era grande, lo era eccome, ma qui la sorpresa è stata enorme addirittura uno shock, dato che per certa critica a priori era stato definito come un Gattopardo-western. Sappiamo che fu doppiato, ma qui il discorso è diverso dalla Cardinale, per lui non era solo questione di immagine, ma di espressioni e sottiogliezze che un dialogo non può regalare, pur rimanendo il problema annoso del doppiaggio con cui si può essere daccordo o dissentire, dato che le tipologie di approccio sono diversissime.
Claudia Cardinale.Sostituì Marisa Allasio che non accettò per motivi privati, perché infatti Angelica nel romanzo è bionda. La Cardinale agli ordini stretti del regista riesce a dare la figura necessaria che oggi rimane nell'immaginario di questo film, naturalmente fu ampiamente doppiata, ma non si può negare che questa attrice, allora e solo allora era una bellissima figura che diversi registi hanno adoperato (con pressioni forti di Cristaldi!), ma che in quanto a recitazione era solo un optional, lo si può vedere anche oggi, che affronta malamente le tavole del palcoscenico con drammi demodé appartenuti a grandi stars del palcoscenico, con la regia di Squitieri, per il solo richiamo del suo nome.
Alin Delon. Dopo Rocco, ecco un personaggio che sembra pensato per lui e fu anche l'ultima collaborazione con Visconti, un vero peccato di presunzione
Romolo Valli. Padre Pirrone, la figura riadattata di Don Abbondio, un attore grandissimo di teatro che però è sempre stato grande anche al cinema, cosa più unica che rara per un attore italiano, che si porta sempre dietro la polvere del palcoscenico anche senza volerlo
Nino Rota è grande ed è entrato nello spirito perfetto dell'ideologia di Visconti