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MORTE A VENEZIA regia di Luchino Visconti

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  01/10/2006 22:09:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il decadentismo di Visconti nella celebre trilogia ha trovato il suo massimo splendore nella libera trasposizione del romanzo di Mann.
Una felice rievocazione di Gustav Aschenbach perduto a Venezia tra la cupa omertà di un'epidemia (per non allontanare i turisti abbienti), le spiagge del Lido, gli interni dell'hotel Des Bains e la passione sfrenata per quest'androgino giovanotto (scelto tra centinaia di ragazzi da Visconti) dal fascino conturbante ed equivoco (sembra fin troppo una bella ragazza).
Informazioni precise mi informano ancora oggi di cittadini che hanno fatto la comparsa, e conoscenze decisamente ehm dirette con l'attore (credo) norvegese alias Tadzio.
Ecco, direi che questo film è affidato alla consacrazione del Culto del cinema, tutti a Venezia se ne ricordano, molti vanno ancora a vedere e fotografare l'Hotel (dove ha lavorato anche un mio cugino) liberty dove hanno avuto luogo molte riprese.
Dotato di una suggestione invadente a cominciare dal personaggio straordinario della Mangano, archetipo (dice pochissime parole, e parla in russo) di tutte le eroine del cinema, quasi sfuggente nella sua carismatica "nobiltà" figurativa (sembra di vedere una tela di Renoir o Monet appena la mdp la immortala), e ovviamente da un grandissimo interprete come Bogarde (da antologia quando tenta di spiegare alla famiglia russa il pericolo che corrono, e non riesce a farsi capire).
Tuttavia, il film non è certo esente da difetti: il perfezionismo di Visconti raggiunge qui vette altissime, ma sfocia in piu' episodi nel manierismo: la presenza di vocianti e chiassose vecchie "checche", il fard che cola drammaticamente sul volto di Bogarde (retaggio di una fin troppo disinvolta celebrazione della letteratura tardo.romantica tedesca e non solo di Mann), la presenza ora onirica ora reale di Marisa Berenson che sembra costituire il perno dell'ultimo Visconti (leggasi: figura femminile eterea e rarefatta che vive nei ricordi del protagonista).
Il resto, invece, è consegnato giustamente alla storia, compreso lo struggente tema musicale Mahleriano
Invia una mail all'autore del commento wega  23/02/2008 23:29:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...mi sono perso la Mangano...non me la ricordo in questo film.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/02/2008 23:34:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma come .... la madre di Tadzio