Bucefalo 9½ / 10 04/09/2010 03:40:45 » Rispondi Bruce Lee attraverso la spettacolarità delle sue scene di combattimento cercava di avvicinare l'occidente alle arti marziali e al pensiero che c'è dietro di esse (storica la scena del frustino di bambù che tocca il pavimento, ad esempio). Hero va oltre il semplice avvicinamento. Attraverso un uso della cromatica e una fotografia superbi, una buona regia, una storia avvincente e delle coreografie spettacolari, addentra lo spettatore nelle arti marziali e nei loro concetti più alti, nel pensiero orientale, in riflessioni filosofiche e politiche, poi condivisibili o meno. Di più, questi concetti li spiega, li rende comprensibili al punto che la trama stessa, seppur intrigante, diventa secondaria rispetto ai messaggi lanciati e spiegati attraverso un passaggio da un colore all'altro, da un'inquadratura all'altra. Un'arte, marziale, pittorica o musicale, diventa metafora della vita, una lama metafora dell'anima, un colore metafora di uno stato mentale in un'allegoria complessa e intrigante. Il film non è semplicemente un film d'azione, è una riflessione che scorre con un ritmo lento e calmo, come è giusto che sia una riflessione. Chi si aspettava uno spettacolo vuoto di contenuti e pieno di soli effetti speciali sarà rimasto giustamente deluso. E' un must per chi pratica arti marziali o per chi ama il cinema d'arti marziali o la filosofia orientale.
La scena del combattimento onirico del Senza Nome contro Spada Spezzata è splendida: le lame come le anime dei due saggi si incontrano e si scontrano in uno scenario di pace interiore senza bisogno neppure di una parola.