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ANGELS OF THE UNIVERSE regia di Friğrik Şór Friğriksson

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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89     8½ / 10  25/06/2013 12:37:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film di una bellezza sconvolgente, lo si potrebbe definire il '' qualcuno volo' sul nido del cuculo'' islandese.
Sigdursson è monumentale nell interpretare Pall, un anima pura corrotta da un mondo troppo triste e desolante, un mondo nel quale si è soli dall inizio alla fine e anche la felicita' di aver trovato l'unica cosa che conta ( l'amore per l'appunto come recita la famosa canzone dei beatles) è illusoria ed effimera.
L'opera di fridkrisson non si concentra principalmente sulla pazzia dei protagonisti ma su un senso collettivo di schizofrenia e depressione che sembra aver colpito la societa' nel senso piu' globale del termine, la disperazione e la solitudine sono ovunque anche negli ultimi posti in cui penseresti di trovarla e forse l'istituto psichiatrico è l'unico posto dove si puo' per lo meno avere un barlume di senso di appartenenza o di empatia ( '' il fatto che noi siamo amici è la piu' grande dimostrazione del fatto che non abbiamo amici'' ), fuori cè solo un mare di incomunicabilita'....

La casa dei matti è ovunque
non solo in ospedale o nell'edificio,
è una trama i cui i fili sono
intrecciati così bene
che nessuno può separarli.
Né un imperatore, né un bambino.
Né io, né tu.
Allora vado.
Nessuno nella mia posizione dovrebbe sognare
di salire le vette della società
più in alto dell'ultimo piano
di un caseggiato di riabilitazione.
Questo muro forse cadrà un giorno,
ma le mura tra me e il mondo
non cadranno mai.
Si ergono infrangibili e solide
anche quando nessuno può vederle
a occhio nudo.

A differenza di molti film scandinavi qui la lentezza non si sente affatto e la pellicola alterna momenti EPICI ( su tutti la cena al ristorante, veramente spassosa) a momenti di malinconia lacerante, il tutto orchestrato da una magnifica colonna sonora che raggiungera' l'apice nel finale coi 2 gioellini dei sigur ros , degna sinfonia per una conclusione tanto poetica quando dolorosa....

No, io non sono morto.
Sono andato verso il mare.
Sono qui che navigo nel mare blu
nei palazzi del padre.
Su queste sponde pescose della morte
non vi sono restrizioni.
Qui nei meandri dell'eternità
io giaccio freddo e solo.
Ascolto i rami frusciare.

DEVASTANTE !!