il panorama della Grande Mela degli anni '60 in uno skyline celebre e suggestivo come pochi. La fotografia è fredda ma esalta al contempo i colori caldi. Parte una ninna nanna lenta, malinconica ed angosciata, come se a cantarla sia una madre piena di dolori ma che vuole lo stesso allietare il sonno del suo bambino. Lentamente, così come farebbe un uccello, sorvoliamo i tetti e raggiungiamo un palazzo che spicca sugli altri dove due neo-sposi cercano l'appartamento dove potranno condurre l'esistenza lieta e felice che solo due sposi innamorati possono desiderare.
Questo è il magistrale inizio di Rosemary's baby, un capolavoro di regia, di recitazione e di un climax puro, all'inizio pressoché inesistente nel volerci introdurre alla relazione dei coniugi Woodhouse, ma che inizierà a salire pian piano da quando viene trovato il corpo della ragazza e regalano a Rosemary il ciondolo dall'acre odore. Tale climax continuerà a salire con picchi sempre più potenti, per poi raggiungere una sorta di intervallo e poi riprendere lentamente a salire in un grafico regolare. Il sogno di Rosemary, o meglio l'INCUBO di Rosemary. La povera ragazza (interpretata da una superlativa Mia Farrow) è crollata, non sa neanche lei cosa le stia frullando nella testa. All'inizio è tra le acque, "Che bello..." mormora mentre il marito la adagia sul letto. La scena cambia, è in una sala buia circondata dai suoi anziani vicini, tra essi spicca il marito. Una figura vestita di bianchi veli le si avvicina, quasi volando, e le mormora dolci parole di consolazione. Rosemary, come tutti, è quasi conscia del suo sogno, e non si oppone. Gli artigli di una figura inquietante le passano sulla pancia nuda, sula quale sono stati dipinti simboli evocativi. I vicini intonano un canto che ha un che di religioso, mentre dalle tenebre spuntano i fosforescenti occhi di un essere orribile.
Rosemary si sveglia, e tira un sospiro di sollievo. Poco tempo dopo giunge la bella notizia: presto avrebbe avuto un bambino. E da qui inizia una lenta ma inesorabile discesa in un vortice di ansia, angoscia e paranoia. Guy è distante, e i vicini sono troppo invadenti. Il nuovo ostetrico le fa somministrare strani intrugli preparati dalla vecchia condomina, i dolori sono sempre più insopportabili e Ro piomba in depressione. Le amiche vorrebbero giustamente dare una mano alla ragazza, ma proprio in quel momento avverte un calcetto del bambino. Il bambino è vivo nel suo ventre, tutto stava andando a meraviglia.
Ma il suo caro amico muore in circostanze misteriose, misteriose proprio come l'accecamento dell'attore che avrebbe dovuto interpretare il ruolo che è stato preso poi da Guy. Rosemary teme che non siano coincidenze. Leggendo un libro sull'argomento, capisce che c'è sotto qualcosa di assai più macabro e contorto di quanto sembri.
Attimi di tensione nella cabina telefonica, unica isola di sicurezza per Rosemary, che oramai si ritiene sola in una città dove girano streghe e stregoni. Il suo primo medico l'avrebbe aiutata, o almeno è quello che all'inizio aveva sperato. L''uomo non crede alle parole della giovane donna, a questo punto del tutto sola, e poco dopo dà alla luce il tanto atteso e tormentato bambino.
Momenti di pura pelle d'oca nelle scene finali, dove Rosemary vede concretizzarsi i suoi incubi e i suoi terrori. Lo sguardo scioccato della neo-mamma davanti al bebè rimarrà stampato nella memoria del pubblico per sempre. E' nato, grazie a lei l'Anticristo è nato.
Capolavoro indiscusso di Roman Polanski. Da vedere almeno una volta nella vita ma soprattutto da vedere se si vuole lavorare nel campo dei thriller e degli horror. A fare un horror non sono gli schizzi di sangue, gli sbudellamenti e i jumpscare, a fare l'horror è la paura, è l'ansia e l'angoscia che va crescendo fino ai momenti in cui lo spettatore va preso per la pancia e sconvolto nei suoi più arcani timori.