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IL NOME DELLA ROSA regia di Jean-Jacques Annaud

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Sir_Montero     8 / 10  15/01/2013 16:01:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film è la riproposizione non letterale del ben noto romanzo di Eco "Il nome della rosa". Come d'accordo tra i due, regista e scrittore, l'opera nasce come palinsesto, ovvero come una rielaborazione liberamente inspirata al racconto originale e non come fedele e semplice trasposizione.
Le differenze, come accade ogni qualvolta vi sia un legame diretto tra libro e film, sono diverse e molto definite; chiaramente parzialità e superficialità sono elementi determinanti che contraddistinguono la resa finale dell'opera, la cui pecca principale risiede nell'incompletezza dei dialoghi (fondamentali nel testo ai fini dello svolgersi della storia) che risultano strutturalmente poco approfonditi; inoltre, l'analisi psicologica dei personaggi (di Adso e Guglielmo su tutti) lascia il campo ad una maggiore teatralizzazione della vicenda, raccontata come mero dramma, semplice scontro tra forze del bene e forze del male.
Al di là di queste inevitabili carenze frutto di un confronto, anch'esso inevitabile, è a mio avviso necessario sottolineare quelli che ritengo essere gli aspetti positivi: formalmente parlando la regia, sinergicamente con la fotografia e il supporto di una bella colonna sonora, riesce nella resa verosimile del tempo e dello spazio della storia, con i suoi paesaggi freddi e desolati, attraverso i silenzi e i sospiri di uomini lontani dal mondo, soli e terrorizzati più che mai da un male che neanche Dio riesce a fermare.
Detto questo, credo sia da apprezzare più di tutto, la cornice culturale che racchiude la storia e che cela, al suo interno, i significati nascosti dell'intera vicenda: le diatribe teologico-filosofiche tra una Weltanschauung razionalistica che si apriva alle scienze empiriche (Guglielmo ne è l'emblema) e una concezione di un sapere totalmente fideistico, sordo ai richiami di una curiosità per il mondo naturale e violento nella sua condanna (Jorge ne è l'incarnazione); le lotte di matrice politica tra ordini mendicanti e papato; riflessioni squisitamente filosofiche intorno all'ordinamento del mondo, alla giurisdizione del male e del bene, all'anima dell'uomo.
Tanti altri sarebbero gli elementi "esoterici" da portare alla luce, ma preferisco fermarmi qui, scongiurando il rischio che il commento smetta di riguardare il film in sè; chiudo chiosando con un duro, e quanto mai significativo memento:

"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus."