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SUICIDE SONG regia di Masato Harada

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Ciaby     3 / 10  18/08/2010 17:03:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Masato Harada è quel regista che con il suo "Inugami" del 2001 era riuscito a creare l'ambiguità perfetta nel cinema horror, realizzando un gran bel film che andava scemando solo nel finale. "Inugami" era ottimo per la creazione della paura attraverso creature invisibili (gli spiriti dei cani che non vedono mai luce nell'intero film), confezionando scene d'alta intensità e bellezza (era meravigliosa la scena di sesso nella caverna, una sorta di omaggio a L'Eneide di Virgilio, che fotografava la giusta sensualità di una scena erotica dalla straordinaria poesia). Insomma, aspettarsi un altro ottimo passo era d'obbligo.

Soprattutto quando quest'altra fatica di Harada parte da uno spunto straordinario e da sempre fonte di leggende urbane inquietanti (la leggenda della canzone ungherese "Gloomy Sunday", secondo la quale molta gente si sia suicidata senza alcun motivo dopo averla cantata), e quando nel cast ci sono grandi nomi come Ryuhei Matsuda (Nightmare Detective, Blue Spring, Gohatto, Otakus In Love), idolo delle ragazzine giapponesi, ma anche grandissimo attore tenebroso e eccentrico, qui in un ruolo più solare del solito.

Il problema è che "Suicide Song" è, non solo una delusione pazzesca, ma anche un inutile pasticcio senza capo nè coda. Non solo non esistono tensione o suspense, o colpi di scena, ma non esiste nemmeno una trama, solida o stiracchiata che sia. Tutto è una confusione, un ambizioso calderone incapace di destare interesse nello spettatore, soffocandolo di immagini belle o geniali, senza capo nè coda (il continuo riferimento al paintball).
Alla fine lo spettatore ,confuso ed estraniato non dà più peso alla vicenda, incapace di intendere e sperando solo che la tortura finisca.

Due ore e dieci che sembrano sette giorni.