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LA RAGAZZA CHE GIOCAVA CON IL FUOCO regia di Daniel Alfredson

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     5 / 10  02/02/2010 13:48:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cambia regista ma non il risultato,il secondo capitolo della trilogia “Millenium” è ancor più deludente del primo.Da Oplev si passa ad Alfredson e il nuovo arrivato si mostra ancora meno efficace del predecessore,causa insulso taglio televisivo adottato e un’incapacità totale nel gestire i tempi narrativi.La storia è decisamente scialba,noiosa,al servizio di un thriller mai appassionante,molto simile qualitativamente a tanti altri.
La necessità di comprimere gli avvenimenti conferisce alla pellicola un aspetto sbrigativo,la sceneggiatura è mal studiata,abbastanza lineare nello svolgimento e con degli evidenti buchi comprensibili solo a chi si è immerso nella lettura del romanzo.
Altro elemento in calando è rappresentato dai personaggi.Almeno nel primo capitolo Lisbeth era figura invogliante,capace di generare mistero,in questo film viene ridotta ad una supereroina da operetta,molto meno complessa di quel che si vorrebbe dimostrare e autrice di azioni mai supportate da giustificazioni plausibili, quindi da considerarsi a dir poco avventate,se non ridicole.
Anche Noomi Rapace esce sminuita da questo pasticcio,le indubbie doti recitative dell’attrice versione mignon non vengono mai sfruttate a dovere come invece accadeva nel primo episodio.La mancanza di interazione fisica tra lei e il sempre imbalsamato Michael Nyqvist lascia molto desiderare,il rapporto tra i due, ben illustrato da Oplev e in questo caso inesistente,finisce con il far perdere ancora un po’ di vivacità alla pellicola.
A lasciar l’amaro in bocca è anche l’ambientazione,pregevole in “Uomini che odiano le donne”,un ritratto borghese corrotto,pervaso da rigurgiti neo-nazisti e da una sgradevole misoginia di fondo,la cornice di questo film è invece impalpabile,troppo sullo sfondo.
Poi Alfredson non riesce a tener desta l’attenzione dello spettatore,l’argomento principale dell’indagine viene eluso,preferendo scavare tra importanti pieghe del passato che potevano (e dovevano) essere affrontate con maggior dimestichezza.
Il finale sospeso apre la via per il capitolo conclusivo nella speranza che sia un pochino migliore…non che ci voglia molto.