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IL NASTRO BIANCO regia di Michael Haneke

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jack_torrence     10 / 10  24/05/2010 15:44:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse il capolavoro di Haneke. E una palma d'oro tra le più meritate e importanti dell'ultimo decennio.

Questo cinema, oltre a Bresson, ha un evidente nume tutelare in Bergman (si pensi al padre padrone di Fanny e Alexander, e più in generale ai tormenti domestici del maestro svedese, al silenzio di Dio nelle sue chiese e nelle famiglie dei suoi pastori luterani).
Sia detto subito e chiaramente: "Il nastro bianco" non è il capolavoro che è solo perché ci vediamo dentro l'eredità di altri maestri del cinema.
Il tocco di Haneke c'è, potente, e maturo: smussate alcune asprezze provocatorie, nei confronti del pubblico, ne guadagna in splendore e purezza figurativa.
Nella predilezione del piano sequenza, risalta ciò che non si vede (pure se è nello schermo: come il cavo teso che fa cadere il cavallo, in apertura).
Nelle scelte di montaggio (come le inquadrature che progressivamente si allontanano dalla piazza del villaggio, nel pre-finale), risalta sempre ciò che la trama non può svelare.

Haneke, una delle cui peculiarità è il non fornire risposte alle provocazioni che enuncia, espande il suo assunto a un villaggio intero, che è comunità allegorica non solo della Germania tardo-feudale di inizio novecento, ma è una comunità in cui qualsiasi altra comunità (da intere Nazioni a singole famiglie) possono rispecchiarsi. Vedere in questo film una parabola (controversa) sui "germi" del nazismo, è insieme riduttivo, e autoassolutorio da parte di chi non sia tedesco.

Come dichiarato da Haneke stesso, la sua attenzione è rivolta principalmente agli effetti terribili che scaturiscono da qualsiasi "assolutizzazione degli ideali".
Naturalmente nel film si respira aria di luteranesimo e di calvinismo; di una civiltà che mantiene il nitore pubblico, pur nelle crepe evidenti a tutti, rimuovendo la sporcizia sotto il tappeto (preferendo dilazionare l'eventuale momento in cui sarà troppo tardi per arginare la putrefazione).
Ma il cuore del film sta nell'esposizione delle dinamiche, tutte aperte, fra il Principio di Autorità (sociale e familiare) e il ventaglio di reazioni a tale Principio. Tema centrale per la Storia (anche culturale) d'Europa (si pensi alle radici giudaiche, al Dio dell'Antico Testamento...), ad ogni epoca e ad ogni latitudine.
Gli esiti di questa dinamica non sono sintetizzati, e nemmeno interessano ad Haneke: Haneke, si diceva, è IL regista che pone domande, non dà risposte.
Anche perché la verità è infinitamente più complicata e inaccessibile di ogni facile ricostruzione di essa.
Ciò non significa che raccogliere indizi non sia prezioso, e necessario...
Ciumi  24/05/2010 16:17:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti per i commenti, sono tutti (quelli che ho letto) molto belli, questo compreso. Ed è vero che, seppure Bresson, Bergman, e aggiungerei il Dreyer di ‘Ordet’, siano fortemente presenti in questa prefazione al male - non solo nazista, ma universale - ‘Il nastro bianco’ rimanga in tutto un film di Haneke, intento a suggerire prima che a mostrare e, come dici tu, a rintracciare domande, verso l’origine dei fatti. Non si ferma sul luogo del massacro, ma segue a ritroso le impronte, va a indagare dove ‘il mostro’ stava di casa, travestito da buon cittadino.
jack_torrence  25/05/2010 14:10:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Ciumi e complimenti a te per quanto scrivi tu: ho letto e stampato alcune tue recensioni, fra le quali Bella di giorno, I racconti della luna pallida d'agosto e Sacrificio: grandi capolavori che tu hai analizzato in modo prezioso. Mi hai stimolato tra l'altro a vedere Sacrificio: cosa ancora non fatta, ma che ho in lista. Amo molto Tarkowski, anzi moltissimo, fino a Stalker. Nostalghia invece non l'ho retto, e Sacrificio, a suo tempo, mi ero fermato a pochi minuti. Ma ora desidero colmare la lacuna.

E' vero, Ordet di Dreyer (non ce l'ho fresco in mente...) è una citazione immancabile se si parla del "Nastro bianco"!

Ciao,
Stefano
Ciumi  25/05/2010 18:44:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Innanzitutto grazie anche a te Stefano.
‘Sacrificio’ è un film, bello secondo me, che nonostante i premi ricevuti non ha convinto tutti: forse la troppa raffinatezza formale (che a me ha ricordato molto il Bergman ‘da camera’) e la componente religiosa (il cui miracolo, a mio parere, rimane più che altro un’ansia, e non il racconto di una fede realizzata) avranno suscitato certi sospetti. Boh, io ovviamente te lo consiglio, anche se il film che preferisco di T. resta ‘Solaris’.

Ciao,
Maurizio

jack_torrence  26/05/2010 03:56:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Maurizio
Di T. Solaris è anche il mio preferito.
Obiettivamente il più importante sarà il Roublev.
Amo molto anche Stalker.
Sono, per me, i suoi tre assoluti capolavori; più faticoso Lo specchio, che qualcuno ama molto.
Delicatissimo l'esordio di Ivan, anche se l'ho visto una sola volta ormai svariati anni fa.
Ciao,
Stefano