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IL NASTRO BIANCO regia di Michael Haneke

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Delfina     8 / 10  11/03/2010 00:16:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molti commenti sono stati sviati dall'ambientazione tedesca e da una notevole approssimazione storica. Non si tratta in nessun modo di una complicata premessa, o genesi, del nazismo, tutt'altro. Il film è ambientato in un villaggio rurale tedesco, poco prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale. Per chi lo avesse dimenticato – ormai se ne parla pochissimo – la guerra provocò un numero spaventoso di morti, più morti della seconda guerra mondiale, solo che furono gli ultimi morti da combattimento corpo a corpo, in trincea. Non sono più morti da commemorare, nessuno li rivendica o li onora, ma le loro ossa sono ancora lì a fecondare il suolo di tante regioni italiane e non solo.

Il film è un affresco di quella che era la società rurale europea dell'epoca, nella sua variante protestante – ma altrove le cose non erano molto diverse, solo in versione cattolica. Piccole comunità dove l'autorità assoluta era rappresentata dal nobile locale, possidente e datore di lavoro a tanti mezzadri e braccianti, vite miserabili esposte alla malattia e alla fatica. A completare il quadro gerarchico, c'era il prete o il pastore, poi l'intendente, infine il maestro di scuola, che, nel film, è la voce narrante.
Ma l'occhio di Haneke è rivolto ai bambini, all'infanzia, sottomessa eppure sfuggente (come non ricordare, a proposito, "Caché", dove i figli erano altrettanto sfuggenti per i loro genitori?). Un'infanzia che, nei primi del Novecento, era l'ultimo scalino gerarchico nella struttura patriarcale, una struttura che attraversava tutte le classi sociali (solo il giovane maestro, la voce narrante, ne è immune).
Una bellissima fotografia è adoperata per rendere l'atmosfera di un tempo ormai morto per sempre e lontano da noi quasi come il medioevo, sebbene in realtà esso sia il passato più lontano di cui ci sia stato tramandato un racconto, diretto o indiretto, dai nostri nonni o bisnonni. Anche l'Italia, rimasta rurale fino agli anni '50, non era molto dissimile nei luoghi: campi coltivati, stradine sterrate, calessi, qualche bicicletta.

All'interno di tali comunità autoritarie, i bambini e i giovani stavano assieme per gruppetti, per bande altrettanto misteriose ed enigmatiche dei segreti (spesso sporchi) nascosti dai loro genitori, che non sono "papà" e "mamma", bensì "signor padre" e "signora madre". E tali bande, per reazione, possono esprimersi in dinamiche molto crudeli.

Lo scopo del bianco e nero di Haneke non è di dare un tocco di genere, bensì di dipingere al meglio il passato remoto ormai rivolto per sempre. Il suo obiettivo sono sempre il gruppo, le solidarietà nascoste e sotterranee, gli odi, le vendette.

Non vuole denunciare, solo mostrare: in questo caso, la storia di una piccola comunità europea alla vigilia della Prima guerra mondiale: e molti hanno dimenticato che cos'era davvero il mondo di allora. Un'opera di memoria storica, non adatta a chi non sa nemmeno distinguere un film "ambientato negli anni '40" (letto più sotto), da un film che illustra gli ultimi sfarzi, in area germanofona, della struttura sociale collegata alla proprietà fondiaria, storica eredità secolare europea.
oh dae-soo  01/04/2010 12:10:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento Delfina ma che il film sia legato all'origine del nazismo è stato dichiarato dallo stesso Haneke in più di un'intervista. Rimane comunque ottima e assolutamente plausibile la tua visione. Ciao!
Delfina  03/04/2010 13:45:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie per esserti interessato al mio commento! Se per caso hai i link della interviste ad Haneke, postresti indicarmeli? Sarei curiosa di leggerle. Ciao!
oh dae-soo  06/04/2010 17:53:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda, un estratto c'è anche nella recensione che hanno messo qui su filmscoop. Comuqnue c'è ad esempio questa intervista sulla Stampa:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/cinematv/grubrica.asp?ID_blog=33&ID_articolo=1451&ID_sezione=260&sezione=

E' evidente il nesso, dichiarato più volte, anche se l' esempio del nazismo in questo film, potrebbe essere appunto soltanto un esempio, e il film comunque applicabile alle origini del male più in senso lato. Ciao, a presto.
Delfina  07/04/2010 14:41:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao, ho letto l'articolo del link. Però, in particolare, Heneke parla nell'intervista di un documentario sui funzionari nazisti come di uno spunto che lo ha stimolato ad indagare sulla mentalità delle società totalitarie... e questo a monte del film, non come suo tema.

Anzi, per il tema del film, riporto questo estratto:
"Haneke ha studiato a lungo testi sulle tecniche educative adottate in Europa nel 19esimo secolo: «Volevo capire quali potessero essere i risultati di quei metodi repressivi, insieme con una certa tradizione spirituale e con il fatto che l’epoca del mio racconto, tra il 1913 e il 1914, coincidesse, in Germania, con la fine del sistema feudale»".


oh dae-soo  07/04/2010 17:03:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Delfina, aspetta però. Haneke, nazismo o no (il titolo del servizio è abbastanza preciso...), comunque mostra nel film l'origine del male, una sua visione di come e perchè (forse...) sono nati i fascismi della prima metà del '900. Questo è indubbio e più volte ripetuto nell'intervista. Tu invece nella tua (ripeto ottima) recensione rifiutavi questa interpretazione e parlavi di semplice rappresentazione delle società rurali del primo 900 vessate ancora da una repressiva aura feudale. Dunque chi ha visto il film come analisi delle origini del male ha visto giusto (e ti assicuro è stato detto esplicitamente da Haneke rispetto al nazismo) ma la tua rimane comunque una recensione fatta bene e giusta, perchè quello che dici è senz'altro tutto vero, ma è soltanto la prima lettura del film, non quella sotto le righe. Con stima, Giuseppe.