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IL NASTRO BIANCO regia di Michael Haneke

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  15/11/2009 23:07:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con uno stile rigorosissimo che deve qualcosa a bergman e soprattutto a Volker Schlondorff (la testimonianza passiva e repressa della violenza c'era tutta nel Giovane Torless di letteraria memoria) Haneke realizza un film ambivalente, quasi esoterico nel suo messaggio ideologico (popolare quando racconta le gesta del "padrone" che ricatta con il suo potere l'intero villaggio, insinuante e simbolico nel tracciare invero i germi dell'ideologia nazista), profondo e al tempo stesso spiazzante come metafora scientifica della Dimora Rassicurante (o rassegnata?) del Male Oscuro.
Inizialmente sembrava quasi di dover rileggere certi testi di canzone popolare all'italiana (tipo "Padrone mio") di antica memoria, ma a poco a poco si vive in un inferno dove tutto e niente (nessuno) ha prove inconfutabili di colpevolezza.
Girato in un b/n travolgente come non si vedeva da diversi lustri, "Il nastro bianco" è quasi assurdo nella sua (crudele) poetica, come se volesse orientare lo spettatore nell'indifferenza causata dal male ("E tutti noi dobbiamo morire?"), quasi una rivisitazione horror delle più inconscie ossessioni quotidiane (cfr. il racconto del ragazzo morto invecchiato come il Dorian Gray del ritratto).
E proprio il desiderio di reprimere il male provoca la diabolica attitudine alla sopraffazione giocata su molti aspetti, dalla lascivia consapevolezza della lussuria al veto peccaminoso dei dogmi religiosi.
Giocando su questi diversi aspetti, e sull'ambiguità delle colpe, il cinema di Haneke sfrutta magnificamente ancora una volta la sua risorsa primaria, la consapevolezza che non esistono esclusivamente rei e innocenti, davanti a una strada lastricata di buone e cattive intenzioni all'unisono.
Ciò che un tempo (v. Storie) poteva essere tacciato di qualunquismo (ma quanto ci si sbagliava) è in realtà una società che ha la sua grande colpa nell'essere complementare e complice delle sue nefandezze e complicità
Due o tre momenti di fulminante, grande cinema: il lavoro dei braccianti, il canarino sacrificato e l'annuncio di un conflitto imminente. Uno straziante silenzio