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IL NASTRO BIANCO regia di Michael Haneke

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fidelio.78     7½ / 10  14/11/2009 13:42:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grande Haneke che dopo la triste esperienza americana, torna a dirigere un film degno di questo nome e lo fa nella sua maniera, sfidando il pubblico più abituato alla visione di film del tipo "catena di montaggio".
Un bianco e nero straordinario fotografa l'anima fredda degli abitanti di questo piccolo villaggio. Nessuno si salva dallo sguardo cinico del regista che impietoso demonizza uno ad uno i personaggi (tranne il narratore che è l'unico su cui il registra indirizza l'empatia del pubblico).
In alcuni momenti, in alcuni dialoghi, sembra di vedere il miglior Bergman, ma purtroppo non tutto il film riesce a mantenere lo stesso livello.

Dal mio personalepunto di vista, sarebbe stato un film da 9 o da 10 seil finale avesse suscitato maggiore emozione. Ciò che manca in questo film è proprio il climax finale, lapice narrativo che porta all'orgasmo sensoriale lo spettatore. C'è invece un coito bloccato. Il finale non mi ha suscitato nessuna emozione.
Dicevo di Bergman.. basti pensare al bellisimo finale di "Come in uno specchio" per capire come il minimalismo possa riuscire ad emozionare in modo intenso e profondo.
Probabilmente, ciò che manca per rendere un capolavoro questo film, è l'assenza di un dramma interiore forte nel protagonista. Tutto è troppo distante. La struttura narrativa è perfetta nel disegnare il conflitto a livello interpersonale e a livello di società (alcuni hanno letto in questo film la genesi del nazismo), ma manca la componente interiore e quindi il finale non giunge dove dovrebbe.

E' comunque un film che straconsiglio.
amterme63  15/11/2009 22:58:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo questa frase:
"(anche se forse non l'orgasmo)."
mi sono dimenticato di mettere questo: :-))
Ciao Massimiliano! Stammi bene.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/11/2009 23:27:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Max, non hai tutti i torti... il finale è precipitoso sicuramente... ma io credo che sintetizzi comunque l'effetto di un male universale che va ben oltre la dimensione monolitica di un villaggio tedesco
fidelio.78  21/11/2009 13:47:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, è vero. Però non colpisce come dovrebbe. Resta li, sospeso e non morde... considera anche che anche come "morale finale" non è neanche tanto nuova e fatta così mi sembra davvero troppo piatta.
Come ho detto, è certamente una scelta voluta da Haneke che però mi perplime non poco.
amterme63  15/11/2009 22:17:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Max. Finalmente l'ho visto anch'io e devo dire che anch'io ho notato la mancanza della risoluzione finale. Sono del parere che non debba considerarsi un difetto, a meno che tu non consideri l'esperienza cinematografica come un'esperienza puramente sensoriale (come un rapporto sessuale) o come una transazione commerciale, dove di fronte alla spesa di 7 euro si desidera per lo meno uscire "soddisfatti" dal cinema.
Io mi sono sforzato di capire PERCHE' abbia scelto una soluzione del genere. Se non altro Haneke (è il primo film che vedo di lui) rientra nella categoria dei cineasti che cercano di presentare delle tesi intellettive alla riflessione dello spettatore. Il suo cinema non è emotivo ma razionale. Quindi il mancato finale secondo me fa parte della sua tesi che la verità non esiste e che il male sfugge a qualunque caratterizzazione aperta o individuazione certa. Mi ha ricordato moltissimo Bresson. Ma questa è solo una mia personale ricostruzione.
Poi secondo me pure il Maestro non è esente da critiche da parte del regista. Intanto si dimostra piuttosto freddo e distaccato verso la sua fidanzata, la quale è costretta lei a prendere l'iniziativa e a dargli un bacio o a stringergli la mano. Sembra che non riesca a capire fino in fondo il valore reale dei sentimenti.
Ciò getta una strana luce sul fatto che lui sia il narratore di tutti i fatti raccontati. Molte scene è difficile che il narratore le possa aver sapute o immaginate come si sono svolte (su tutte quella della figlia del Pastore che entra nello studio del padre, prende le forbici e apre la gabbia del canarino).
Mi sto scervellando su come si possa combinare una cosa del genere. L'onniscente è quindi il regista che per suo arbitrio fa o non fa vedere ciò che serve per "riflettere" sulle tesi proposte e utilizza il narratore come semplice figura retorica. La riuscita del film sta nel fatto che ogni cosa s'incastra in maniera coerente e univoca. L'universo creato è convincente e riesce in qualche maniera a stimolare la riflessione (anche se forse non l'orgasmo).
Comunque capisco benissimo cosa vuoi dire e secondo la tua logica hai anche ragione.
fidelio.78  21/11/2009 13:43:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Però un film non può essere solo cervellotico... deve emozionare, altrimenti tanto vale leggersi un trattato.
Per questo trovo che questo finale neghi l'essenza del cinema (per come lo intendo io) anche se è chiaramente un intente ben preciso del regista.
E poi c'è da dire che questo film si concentra tanto sui livelli interpersonali della trama, ma davvero poco su quelli interiori dei personaggi.
ferro84  08/01/2010 02:21:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film lo trovo eccezionale ma mi stavo "scervellando" nel capire cosa mancava, cosa non tornava..........hai colto, si è un pò freddo.

C'è un eccesso di rigore che almeno nel finale sarebbe dovuto essere attenuato