Solo sotto le stelle può essere considerato in ultima analisi come l'epitaffio all'uomo del West e al cavallo come simbolo di un'epoca. La trama è molto semplice: un cowboy torna alla ricerca di un amico e lo scopre in carcere. Per aiutarlo a fuggire si fa arrestare e progetta un'evasione. L'amico decide di scontare la pena e di non seguirlo. Il cowboy fugge solo e di conseguenza viene inseguito dalla polizia dello sceriffo. Il cuore del film risiede nella fuga, che è fuga da un mondo che ormai non appartiene più al protagonista. In sella al suo cavallo fatica ad attraversare la strada ormai trafficata da auto e camion. E' la storia di un anacronismo vivente che ricorda certi personaggi di Peckinpah. Un uomo che non ha più una propria collocazione nella contemporaneità, un solitario che vive fuori del tempo. A mio avviso un grandissimo film, un'opera ricca di poesia interpretata da un grande Kirk Douglas e un grandissimo Walter Matthau. Miller la dirige splendidamente senza sovraccaricare i toni o fare facile retorica. La commozione nasce dall'espressione quasi incredula e smarrita di Douglas nel finale, e dalla partecipazione commossa di Matthau.
La scena finale è un vero canto del cigno: l'eroe abituato a morire in una sparatoria, in un combattimento eroico, che in questa società non trova di meglio che finire sotto un camion... come sono cambiati i tempi...