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GLI ESCLUSI regia di John Cassavetes

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dobel     9 / 10  04/03/2010 11:09:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molte le tematiche affrontate in questa pellicola: la condizione degli handicappati, l'importanza della regola, l'accettazione del dramma familiare, le reazioni di chi si trova ad aver a che fare con i 'diversi', e la specificità stessa di ciò che chiamiamo diversità.
Tema fondamentale comunque, rimane quello della dignità della vita; quanto mai attuale è quindi un film che ci mette di fronte ad un interrogativo: quando la vita cessa di essere degna di essere vissuta? Quando possiamo chiamare 'normale' un'esistenza? La normalità esiste o è solo una questione di convenzioni? I diritti delle persone sono paritari? Queste e altre domande pone questo film. Il direttore di un istituto per bambini ritardati impone a tutti indistintamente delle regole (giacché la vita è fatta di regole), e cerca, attraverso di esse, di salvare un briciolo della dignità di questi 'esclusi'. Un'insegnante appena arrivata nella scuola trova queste regole una forzatura e cerca di aiutare in particolar modo un ragazzo colmandolo di quell'affetto che i genitori (pur tra mille drammi interiori) gli hanno fatto mancare. Dare l'illusione di un surrogato affettivo si rivela controproducente, e l'insegnante alla fine dovrà ammettere la ragione del direttore. La regola aiuta a vivere meglio, a farsi sentire integrati in un gruppo ed in un sistema; aiuta, in questo caso, a non essere emarginati, a non sentirsi diversi. La regola è ciò a cui tutti si aggrappano per sentirsi come gli altri. Il favoritismo in qualche modo isola e diversifica, rende l'individuo un caso a parte e avulso da un qualsiasi contesto. La necessità dei bambini descritti in questa condizione è invece quella opposta.
Le reazioni dei genitori si diversificano a seconda delle aspettative riposte nel figlio e dell'estrazione culturale e sociale di ognuno. Paradossalmente (ma nemmeno tanto) sono le persone più umili e culturalmente meno elevate a sopportare meglio la diversità del figlio. L'empatia naturale che si sviluppa fra la madre di colore analfabeta e il proprio bambino è esemplare, non vi è barriera fra loro. Il padre ingegnere, viceversa, si vergogna di un figlio non all'altezza delle proprie aspettative e dei propri desideri. Il dramma vissuto è lo stesso, ma il modo di affrontarlo cambia radicalmente. Il nodo della questione è l'aver tracciato convenzionalmente un confine fra normalità ed anormalità. Quando una vita può essere definita normale? Siamo sicuri che il nostro modo di essere sia quello giusto e normale? Il direttore dell'istituto dice molto tranquillamente che ognuno di noi, estrapolato dal proprio contesto ed inserito in un'altra cultura e civiltà, sembrerebbe un perfetto idiota. Oggi, con la globalizzazione, forse non è più così vero, ma il principio rimane valido. Noi pensiamo che sia normale ciò che ci corrisponde, ed escludiamo tutto ciò che non fa parte della visione del mondo che abbiamo costruito nei secoli in un determinato luogo. La normalità diventa così solo tradizione, e cos'è la tradizione ? Attaccamento al passato. Questi 'esclusi' formano un'altra normalità corrispondente alla propria natura, una normalità che si esprime attraverso modi e gesti differenti ma che non ha meno dignità. Ogni vita ha uno scopo; il successo, il conto in banca, l'eleganza del vestire non determinano il livello di dignità di un essere vivente. L'apparenza borghese è solo una delle tante declinazioni della vita: non è la più giusta e non è la più sbagliata... è solo una. Chi stabilisce la qualità del contributo che si dà al mondo attraverso la propria esistenza? Quale è il criterio di giudizio? Il bene che uno ha fatto viene misurato secondo quanto si è prodotto in termini economici e materiali, oppure secondo criteri affettivi? Tutto questo è in discussione e messo in discussione da questo film. Si tratta di un'opera che non potrà mai passare di moda, giacché gli interrogativi sulla dignità e il valore dell'uomo (di ogni singolo uomo), saranno sempre posti e sempre discussi.
Cassavetes gira un film da regista dimostrando di saperlo fare (al contrario di quanto poteva asserire R. Polanski - vedi il mio commento a 'Mariti -). Il montaggio venne rimaneggiato dal produttore S. Kramer, e si vede. Siamo, infatti, di fronte ad un film differente da quelli che siamo abituati ad attribuire al genio Cassavetesiano. Si tratta di una pellicola tradizionale, anche se la mano del Maestro è riconoscibile nel modo di realizzare certe inquadrature, nella capacità di raggiungere la commozione attraverso la rappresentazione semplice della realtà, e nel modo di tradurre in pura poesia certi sguardi, certi fugaci attimi. Tuttavia questa è l'opera di un regista (nel senso più tradizionale del termine) e non di uno che si serve del mezzo filmico per raccontare un pezzo di vita. E' l'opera di un grande regista che ci ha regalato un altro grande film e più di un momento di riflessione.
atticus  04/03/2010 11:48:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caspita, da vedere! Da tempo lo tenevo d'occhio, volevo essere io il primo a commentarlo... Purtroppo ho il film ma ancora non ho avuto modo di vederlo. Devo assolutamente rimediare! Non conosco molto Cassavetes ma devo assolutamente rifarmi: mi sapresti suggerire con cosa iniziare? oltre a questo ho già "Una moglie" e "La sera della prima", anche questi due mai visti...
dobel  04/03/2010 16:00:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
'Una moglie' penso sia uno dei film più sconvolgenti che abbia mai visto, un capolavoro assoluto. 'La sera della prima' è pure molto bello ma, a mio avviso, leggermente inferiore anche se più 'movimentato'.
Se ti va leggi il mio commento a 'Una moglie'; comunque, vedere il film, è veramente un'esperienza da fare quanto prima... mi saprai dire...
atticus  04/03/2010 22:16:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Poco ma sicuro, i film di Cassavetes li ho quasi tutti ma al momento ho visto solo "Gloria" che è forse il più celebre, l'ho anche commentato. Il fatto è che sono film sempre un po lunghetti e finchè non licenzio un po di esami universitari non credo di riuscire a dedicare troppo tempo a visioni troppo impegnative per contenuti e durata. Ma è solo per un altra settimana ancora, poi ci darò dentro, e Cassavetes sarà il primo a cui mi dedicherò!
dobel  05/03/2010 00:43:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai ragione. In bocca al lupo per gli esami, e a presto.
atticus  05/03/2010 01:16:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
crepi! alla prossima!
Ciumi  07/03/2010 13:45:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A proposito di Cassavetes, scusate l’intromissione, ma vorrei stra-consigliare a te e a dobel “Volti”, se ancora vi manca.
L’ho visto ieri, ed è semplicemente un capolavoro!

atticus  07/03/2010 16:56:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certo, era già nei progetti di visione! è gia in mio possesso, al momento mi mancano "l'allibratore cinese" e "minnie e moskowitz" ma fra un po li vedrò tutti! Proprio "Volti" sembra uno di quei bei drammi da camera che tanto mi piacciono, mi sa un po di "gatta sul tetto che scotta", ma ti saprò dire a breve. grazie!
dobel  07/03/2010 17:21:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, si, assolutamente un capolavoro, sono d'accordo!