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GUERRA E PACE regia di King Vidor

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Godbluff2     7 / 10  21/05/2022 17:56:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film che per me si divide tra una noiosissima, straziante prima metà e una seconda metà decisamente più riuscita ed appassionante, quando il film riesce a rimettere in scena almeno un po' della forza narrativa del bel romanzo di Tolstoj. Nel complesso però direi che l'ho apprezzato e poi quando diavolo ti ricapita di vedere nello stesso film Audrey Hepburn e Vittorio Gassman, addirittura di veder recitare insieme Audrey Hepburn e Vittorio Gassman! Troppa grazia signora mia, troppa grazia. Ma in questa colossale produzione italo-hollywoodiana, prodotto in gran parte dall'Italia sotto l'egida di De Laurentis ma girato in lingua inglese, c'è spazio per un sacco di bella gente: un Henry Fonda che, tra i protagonisti, è quello che alla fine mi ha convinto di più (pure lui più nella seconda metà che nella prima), Mel Ferrer che avrà fuori dal set più fortuna del suo conte Andreij, la bravissima Anna Maria Ferrero, mai troppo ricordata, probabilmente assunta convenientemente nel "Pacchetto Gassman", Anita Ekberg pre-Fontana di Trevi e altri ancora (May Britt, Herbert Lom, Milly Vitale).
Produzione e "staff tecnico" sono quasi tutte di marca italiana: musiche di Rota, montaggio di Catozzo, scenografie di Mario Chiari, costumi di Maria DeMatteis, la fotografia è dell'inglese Jack Cardiff (già grande direttore della fotografia per diversi film di Powell & Pressburger in Inghilterra o di Hitchcock per "Under Capricorn").
Le sequenze di battaglia sono state dirette da Mario Soldati, la sceneggiatura è di quelle accreditate a mille mani, tra cui lo stesso Soldati, Vidor, Camerini e altri novantotto, circa.
Anche la protagonista sarebbe dovuta essere italiana, nel "pacchetto De Laurentis" che avrebbe voluto Silvana Mangano (mica male, eh) che a quanto pare disse di no, così la parte americana della produzione prestò Audrey Hepburn, al suo terzo film da protagonista dopo gli stellari successi nelle fiabesche commedie romantiche di Wyler e Wilder. Buttala via...
Insomma kolossalone italo-internazionale in costume tratto da un romanzo un tantinello impegnativo da ridurre su schermo. E infatti non è che sia venuto proprio benissimo, l'impronta da vecchio stile hollywoodiano lo ricopre fin troppo.
Naturale che il romanzo sia asciugato molto (e son venute fuori comunque 3 ore e 20, se poi desiderate vederne una versione non asciugata e più attinente allo spirito del romanzo, pigliatevi un giorno di ferie che ci sono le 8 ore, anche se credo non si trovino versioni in commercio di più di 6 ore, che fortuna, della versione russa del 1967 di Bondarchuk) ma al di là della comprensibile semplificazione della materia, tutta la prima parte risente di scelte interpretative, stilistiche, di messa in scena o di sceneggiatura molto discutibili, che risentono tantissimo dell'età e soprattutto dell'eccesso di zucchero di questo tipo di cinema.
Per fare giusto un esempio, le voci-pensiero di Natal'ja e Andreij non si possono proprio sentire (e anche l'introduzione tipo cine-giornale l'avrei evitata, thanks).
Nella seconda parte, un po' per una narrazione che mi sembra diventare più agile, un po' per l'aumento della drammaticità, situazione nella quale il film sembra essere più a proprio agio, un po' per le sequenze di battaglia che sono efficaci, il film diventa molto più gradevole, tanto da non far nemmeno pesare troppo la durata (cosa di solito comune ai capolavori di biblico minutaggio, che durano 3-4 ore ma te li godi come una doccia calda a Gennaio). Ci sono momenti che esaltano molto di più le scenografie e dove Cardiff trova alcune belle idee di fotografia con un'ottimo utilizzo delle luci o delle ombre, nelle stanze e sui volti dei protagonisti; in più la terribile marcia a ritroso dell'esercito francese negli ostili territori della sconfinata Russia è una parte davvero bella, meno morbida e decisamente più convincente di quanto visto prima. Insomma, nella seconda metà il film ha tante cose belle da offrire (non tutte, tipo l'inevitabile morte da povero scemo del fratellino di Natal'ja, che si era capito dai primi dieci minuti di film e arriva negli ultimi 10, un vero esempio di selezione naturale quel personaggio) anche se non può evitare di chiudere con il lieto fine di stampo stilistico ultra-Hollywood.
Per quanto riguarda le prove degli attori, Hepburn qui non mi ha convinto particolarmente, alla fine è una delle sue interpretazioni meno riuscite, anche nel periodo "acerbo" della carriera dove comunque fu molto più convincente nelle commedie romantiche periodo '53-'57. Gli altri attori sono entrati bene nel ruolo (la Ekberg è perfetta, per dire) e se la cavano bene. Gassman è perfetto nel tipico ruolo da pezzo di melma che lo caratterizzava spesso, soprattutto prima de "I soliti ignoti" (ma, con modalità molto differenti e spesso ben più interessanti e sfaccettate, anche dopo).
Il "Guerra e Pace" vidoriano dubito lo rivedrò una seconda volta, ma grazie ad una seconda metà di film appassionante alla fine ho goduto di una visione piacevole e ho evitato di bere un barattolo di stricnina come la prima parte stava suggerendomi di fare.