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KING ARTHUR regia di Antoine Fuqua

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Boromir     3 / 10  27/09/2022 19:09:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Correva l'anno 2000. Lo sceneggiatore americano David Franzoni aveva rispolverato il peplum con lo scottiano Gladiatore, azzeccando così uno dei più grandi successi commerciali e di critica della storia del cinema. Quattro anni dopo, con l'appoggio multimilionario del produttore Jerry Bruckheimer, ha ritentato l'impresa, decidendo però di prendere totalmente le distanze dal mito conosciuto di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, all'inseguimento di una presunta storicità.
La storia ha inizio nel 460 d.C. I Romani hanno deciso di abbandonare la Britannia per rafforzare le difese di un Impero ormai allo sfacelo, ma così facendo lasciano l'isola alla mercé di popolazioni barbare quali Pitti e Sassoni. L'invasione ormai è inevitabile, e l'ultimo baluardo della libertà è costituito dal valoroso Artorius Castus (Clive Owen) e dal suo manipolo di cavalieri sarmati, costretti prima a superare atavici conflitti con il popolo dei Guadi, guidati dal misterioso Merlino (Stephen Dillane) e dalla coraggiosa Ginevra (Keira Knightley).
Il succo del discorso è che Bruckheimer non si è mai tirato indietro quando si tratta di finanziare le peggio porcherie tamarro/americanoidi, ma raramente aveva toccato vette di trash così elevate come in questa occasione. In genere il sottoscritto non fa la pulce alle licenze poetiche (in caso contrario, Il Gladiatore non potrei mai apprezzarlo), e le ripetute rivisitazioni bretoni sarebbero più che accettabili se l'impasto narrativo non fosse così amorfo e svogliato. La trama agonizza tra una scena prolungata allo sfinimento e l'altra, tra un agghiacciante dialogo degno dei peggiori cinecomic Marvel e l'altro, fino ad una battaglia finale priva di alcun accenno di suspense o climax emotivi. Sulle scopiazzature indiscriminate a film ben più centrati nella caratterizzazione nichilista di un manipolo di guerrieri disperati (I sette samurai e Il mucchio selvaggio in primis) è pure meglio stendere un velo pietoso.
La costruzione dei personaggi e la recitazione, di conseguenza, è ugualmente scialba. Tutto ha l'odore del pressapochismo e del luogo comune, talmente poco coinvolgente che poco ci si preoccupa per i destini di eroi e avversari: che la guerra la vincano i sarmati o i Pitti non interessa, quale sia la natura del rapporto tra Artù e Merlino non conta; lo spettacolo è molesto, frastornante, per nulla avvincente. Il solitamente bravo Clive Owen è un Artù da annientamento delle gonadi, e passa tutto il tempo con una perenne espressione da cane bastonato degna di Jon Snow. Anche il resto del cast è semplicemente squallido: Keira Knightley è fuori luogo come Ginevra amazzone inserita a forza per dare una nota di female power in un contesto a maggioranza machista, Stephen Dillane sfoggia un carisma direttamente proporzionale alla sua utilità nella storia (pari allo zero). Sullo spreco di Stellan Skarsgard è pure meglio sorvolare visto che inspiegabilmente sono riusciti a inserire persino Ivano Marescotti.
Ma ora veniamo a ciò che forse poteva salvare il film dal totale disastro: il comparto tecnico. Il regista Antoine Fuqua si dimostra poco tagliato per il genere epico, specie nelle scene di battaglia che, oltre a essere spurie nel mare di noia, si fanno notare per una frenetica regia a multipla ripresa ulteriormente massacrata da un montaggio frammentato e caotico (certi virtuosismi action lasciamoli a gente come Ridley Scott o Tsui Hark, grazie). La fotografia è degna dei peggiori videoclip, talmente satura da impedire a degli effetti speciali da galera (si salva a malapena il sangue in CGI) di integrarsi col resto delle riprese. In questo squallore di proporzioni epiche regna sovrana la stupenda colonna sonora firmata da Hans Zimmer con performance vocali di Lisa Gerrard che, come era già accaduto col Gladiatore, riescono a toccare corde inaspettate con le loro suggestive sonorità.
Poi devo sentirmi dire che è l'Arthur di Guy Ritchie a essere un buon lassativo. Mah…