Probabilmente il primo grande film di Oliver Stone (dopo un paio di film minori e uno buono come "Salvador", nonché la partecipazione in "Scarface" ma come sceneggiatore).
Credo anche che questo sia, a tutti gli effetti, IL MIGLIOR film dell'intera e gloriosa carriera del regista.
Un film duro e con pochi fronzoli sulla guerra del Vietnam. Una freccia infuocata che riesce a colpire dove vuole Stone. Nel cuore dello spettatore.
A introdurci nel film è il protagonista Charlie Sheen. La cosa che mi ha colpito sin da subito è che all'inizio del film ci viene mostrato una fila di cadaveri americani, caricati sugli aerei per tornare in patria. Eppure la visione all'inizio (parlo di pochi secondi dopo i titoli di testa), non ci fà effetto.
Ma in mezzo c'è tutto un film.
E alla fine, quando Stone ci farà rivedere, con inquadratura aerea, nuovamente una fila di morti dall'alto, la prospettiva con la quale osserveremo quei cadaveri, sarà irrimediabilmente cambiata. Per sempre.
Un plotone, come da titolo. Un gruppo di uomini, e le loro emozioni, ragionamenti, riflessioni, prima ancora di loro stessi. Le loro vite stravolte di fronte a qualcosa che non hanno mai visto prima. E le loro reazioni.
Da una parte un sergente dallo sguardo glaciale e dai modi di fare spietati (Tom Berenger), dall'altro un sognatore, buono e idealista (Willem Dafoe). Le due anime finiranno con il dividere anche il plotone stesso. E lo scontro alla fine sarà inevitabile.
4 Premi oscar, tra questi i 2 più importanti (Miglior Film e Regia, primo oscar, ma non sarà l'unico, per Oliver Stone.), anche 2 nomination per i due sergenti Dafoe e Berenger.
La parte che mi ha emotivamente, maggiormente coinvolto è stata quella dell'invasione di un villaggio Vietcong. In quel momento viene mostrato fino a quali vertici di orrore si può abbandonare il plotone americano. Tra un ragazzo che, senza motivo, viene colpito a morte, e gli stupri verso le donne del villagio.
Il culmine della tensione arriva quando Barnes, per far parlare un uomo che, secondo lui, conosce le coordinate nemiche, non esita a uccidere la moglie e prendere tra le sue braccia la figlia, puntandogli una pistola sulla tempia. Il momento è veramente drammatico e a spezzarlo è il duro intervento di Elias, che finisce col fare a pugni con Barnes.
Altro momento drammatico (immortalato in copertina), è la morte di Elias, che, dopo essere scampato alla morte (proprio per mano di Barnes, che, in un momento di solitudine, ha approfittato per toglierlo di mezzo, visto che Elias lo stava minacciando di portarlo al Gran Giurì per quello che aveva fatto nel villaggio), viene lasciato a terra dall'elicottero e fucilato dai viet, davanti agli occhi dei compagni, che lo credevano morto.
La battaglia finale è un caos di sangue, spari, disperazione, codardia, orgoglio, vendetta.
Charlie Sheen non è che mi abbia mai fatto impazzire come attore, ma fà il suo sporco dovere e, non di meno, il narratore del film, che avrà una parte chiave come monologo finale.