caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IO, LORO E LARA regia di Carlo Verdone

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento Larry King     7 / 10  07/01/2010 16:38:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sicuramente un film che ci da Verdone in netta ripresa, dopo il demotivatissimo Grande, grosso e.. e che ce lo fa preferire autore e regista, anzichè come solamente attore, dove si rivela decisamente svogliato come nel mediocre Italians di Veronesi.
Un film decisamente emblematico dello stato del ns.cinema, decisamente al risparmio, con fotografia non all'altezza dell'autore, diversi bloopers non rilevati in sede di montaggio, ed altre imprecisioni sicuramente non degne del regista o delle Warner stessa. L'idea che si sia dovuto a tutti i costi contenere i costi (passatemi il gioco di parole)nuoce non poco a quello che probabilmente è il miglior film di Verdone, Compagni di scuola a parte, come direttore d'orchestra, quello che esalta più di altri la sua capacità di lavorare in maniera esemplare sugli attori.
La sopresa più gradita è senz'altro la prova di Laura Chiatti, fin qui sempre mal sfruttata, se non per il suo aspetto fisico (eccezzion fatta per il suo ruolo nella fiction "Rino Gaetano) e qui indubbiamente funzionale al ruolo, adattata anche a svillupare in maniera completamente aderente anche le sottili sfumature drammatiche, ma diremmo meglio, melanconiche della sua Lara.
Di Anna Bonaiuto ed Angela Finocchiaro, non scopriamo nulla: bravo Verdone a dosarle e ha dargli la classica battuta giusta al momento giusto. Ottimi anche i caratteristi (ma non è un limite esserlo, anzi) Giallini e Fiorentini, peccato vederli cosi poco in altre produzioni. Di grande impatto la colonna sonora, che esalta alcune scene cruciali, con l'inserimento di brani on banali n(vedi David Sylvian) che rendono suggestiva anche una inquadratura banale.
Meno convincenti alcuni sfoggi di tecnica (piano sequenza iniziale dall'alto, superfluo e poco riuscito).
Essendo un film di Verdone, ci si aspetta di ridere, ma non era senz'altro questo lo scopo del film. Molte battute o presunti colpi di scena sono telefonatissimi, così come l'inserimento di pseudo-tormentoni, nelle scena che vedono Padre Carlo alle prese con i fratelli.
Rimangono al margine il problema della crisi della vocazione del protagonista, emergono invece temi non nuovissimi, ma ricorrenti specie nella cinematografia recente, come l'adolescenza disadattata, l'uso della psicanalisi che si ritorce contro se stessa. Le cose migliori le abbiamo infatti quando entrano in scena la Finocchiaro e la sua assistente, o nella seduta della paziente della Bonaiuto, o nel ritratto grottesco della figlia quindicenne con l'amica clonata sui Tokio Hotel.
Il film è comunque, nonostante questi evidenti limiti, molto scorrevole e gradevole, e rimane forse il livello più alto della commedia all'italiana degli ultimi anni. Un po più di cura e coraggio ci avrebbero forse consegnato un piccolo gioiello.



Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER