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NEL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE regia di Spike Jonze

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julian     7 / 10  18/01/2010 16:16:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sulla scia dei vari Narnia e Terabithia, con i quali condivide a prima vista tanti punti in comune, e più in generale dell'opera di Carroll senza il quale buona parte di questa filmografia non sarebbe mai esistita, arriva anche il fantasy di Spike Jonze, uno che sul suo (breve) curriculum ha scritto "Adaptation" e "Essere John Malkovich", mica bazzecole.
E' pur vero che stavolta non gli fa da spalla l'altro genio, Charlie Kaufman, impegnato a dirigere per conto proprio Synechdoche New York.
Il film, se può sembrare all'inizio il fantasy infantile su un mondo immaginario, creato dai bambini come controparte del mondo reale, dove si ripropongono semplicemente le imprescindibili entità di bene e male (come era Narnia), smentisce pian piano un simile pregiudizio dimostrandosi più difficoltoso del previsto (e d'altra parte il regista doveva essere un campanello d'allarme per lo spettatore).
Tolto il quadretto iniziale del ragazzino in crisi preadolescenziale, solo, senza amici e incompreso, il resto non si conforma a ciò che ci si aspetterebbe:
il mondo immaginario è una splendida isola incontaminata, popolata da teneri pupazzoni, una sorta di maschere da teatro latino, ciascuno con una sua espressione e un comportamento tipo.
La beata comunità in cui Max si rifugia però viene progressivamente assumendo le caratteristiche del mondo da cui egli è appena uscito; i pupazzi, tutt'altro che immobili nel loro ruolo, rivelano una profondità e addirittura un'ambiguità tutta umana.
Neanche l'immaginazione dei bambini può essere mondata dagli errori o dai difetti della vita: la violenza, perennemente presente, lo sfruttamento verso i più deboli (i due gufetti o anche Alexander), il mancato rispetto per la natura, così come la solitudine, la delusione, l'amarezza e la rabbia che non dovrebbero esistere nei sogni di un bambino; di contro è lo stesso Max che risponde con la bugia, il tradimento, la discriminazione (egli ha dei preferiti, come fa notare Judith, e un re non dovrebbe essere di parte).
Le musiche di Karen O e l'interpretazione sbalorditiva del baby protagonista coronano l'affascinante impacchettatura, per un film che tuttavia appare non riuscito appieno, perchè molte cose ancora sfuggono e non sono chiare.
Spike pazienta ancora un pò, tanto prima o poi il Capolavoro arriverà.