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E TANTA PAURA regia di Paolo Cavara

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Alpagueur     7 / 10  31/10/2020 11:24:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo "Una sull'altra" di Fulci (1969), "Giornata nera per l'ariete" di Bazzoni (1971) e "Mio caro assassino" di Valerii (1972), pensavo di aver ormai esplorato i meandri più complicati del genere giallo, evidentemente mi sbagliavo (l'anno dopo a completare il simpatico quadretto ci penserà nuovamente Fulci con "7 note in nero"). Questo film, diretto da Paolo Cavara nel 1976 e sceneggiato da lui e da un certo Bernardino Zapponi (si proprio lui, il soggettista e sceneggiatore di "Profondo rosso" di Argento l'anno precedente), ha una trama forse ancora più complessa ma non per questo meno interessante e originale. Personalmente preferisco non arrovellarmi troppo il cervello cercando di far incastrare nel mosaico date, dinamiche, molteplici personaggi (tutti potenziali assassini), che magari partono per un viaggio e ritornano proprio a cavallo degli omicidi per costruirsi gli alibi. Perchè così per far quadrare il cerchio sono costretto a rivederli e magari fare dietro-front su alcune considerazioni che prima avevo dato invece per certe. Anche questo film l'ho dovuto vedere 2 volte per questo motivo. A distanza di tempo è difficile ricordarsi tutte le sequenze dei delitti e così ho pensato di riassumerle sotto negli spoiler. Ci sono almeno 3 buoni motivi per vedere "E tanta paura", alias "Plot of fear": 1) Le figurine delle filastrocche per bambini di "Pierino Porcospino", che nel 2001 saranno fonte di ispirazione per la famosa "filastrocca del fattore" del film "Non ho sonno "di Dario Argento, anno 2001; 2) il finale, che ha un doppio colpo di scena in sequenza (ultimi 10 minuti); alcuni attori del cast niente male (Eli Wallach, Michele Placido, John Steiner) che ci offrono delle performance davvero convincenti (Steiner lo ricorderemo in seguito per la sua partecipazione a gialli/thriller molto belli e famosi come "Schock" di Mario Bava e "Tenebre" di Dario Argento).
Trama veloce: a Milano, un giovane commissario napoletano, Gaspare Lomenzo (Placido), deve far luce su una serie di delitti ai danni di alcuni ricchi libertini, tra vicende di prostituzione, festini a base di sesso e droga, commercio di animali, traffici illeciti di pietre preziose ed episodi di disagio sociale. Non sarà facile individuare il killer, che, coi suoi guanti neri in pelle, lascia ogni volta accanto ai cadaveri di tutte le vittime copie colorate delle illustrazioni tratte da un libro di fiabe per bambini, Pierino Porcospino, disegnato dal tedesco Heinrich Hoffmann (la vittima di turno viene uccisa come nel libro).
Lo stile 'giallò sembrava aver perso parte della sua popolarità nel 1976, ma ciò non ha impedito a Paolo Cavara di offrire questo eccellente piccolo giallo! Paolo Cavara, già autore de "La tarantola dal ventre nero", anno 1971, offre con stile allo spettatore la maggior parte dei clichè del genere (omicidi, mistero, corruzione, depistaggi ecc.), purtroppo però realizzerà solo due film di questo genere. Il titolo, anche se potrebbe suonare come brutto, in realtà avrà una certa rilevanza in seguito. Come molti dei migliori gialli, anche questo inizia con un omicidio. Vediamo un uomo grassoccio di mezza età con tanto di vestaglione da donna ucciso in casa sua da una prostituta travestita, e da lì non passerà troppo tempo prima che un'altra donna venga uccisa di notte su un autobus. La polizia se ne accorge presto e capisce subito che è opera dello stesso assassino. Tutto sembra collegato a questa fantomatica organizzazione animal friendly (club 'Amici della faunà)...
La trama, come detto all'inizio, è molto contorta, ma il regista Paolo Cavara fa un buon lavoro nell'assicurarsi che venga fuori nel modo più coerente possibile e nonostante le molte angolazioni diverse, il film non diventa mai eccessivamente confuso. Uno dei motivi principali di ciò è il fatto che il regista riesce a mantenere un alto livello di suspense durante tutto il film, e questo assicura che "E tanta paura" sia sempre elettrizzante. Sembrerebbe che lo squallore e la perversione fossero l'intenzione principale di questo film, e sebbene non sia così volgare come altri film di genere, non c'è certamente carenza di squallore qui, il che ovviamente è una buona cosa. Il film è ben interpretato da un cast un po' esperto, che vede Michele Placido nel ruolo del protagonista e che tiene sempre il pubblico impegnato nella sua interpretazione. Gli omicidi sono abbastanza brutali anche se la maggior parte non è eccessivamente cruenta. Il regista Paolo Cavara riesce a conferire al film un'atmosfera cupa e macabra che giova sempre al film. Il finale è un po' concitato, ma non rovina ciò che è accaduto in precedenza e, nel complesso, "E tanta paura" ne viene fuori come un ottimo giallo che merita un certo grado di attenzione e rispetto.
La sequenza temporale dei delitti è questa:
Omicidio n. 1

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Omicidio n. 2

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Omicidio n. 3

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Omicidio n. 4

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Omicidio n. 5

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Omicidio n. 6

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Collegamento tra le vittime

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Indagini di Lomenzo

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La chiave di svolta (fino a qui non si tratta di veri e propri twist).

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Verso il movente (primo colpo di scena)

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Il vero movente e il vero assassino (secondo colpo di scena)

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Bernardino Zapponi ha fatto davvero un buon lavoro, la sceneggiatura qui è sicuramente molto più complessa ed elaborata rispetto a quella di "Profondo rosso"... era doverosa una lunga descrizione. Ho preferito questo film rispetto a "La tarantola", che dal canto suo ha beneficiato delle musiche di Morricone (un po' sotto tono però, Morricone ha fatto di molto meglio), qui la colonna sonora è praticamente inesistente (Daniele Patucchi), il personaggio dell'assassino resta tutto sommato ambiguo, sembra timido e impacciato ma poi scherza con le segretarie, forse si sarebbe dovuto approfondire maggiormente il suo dramma personale. Questa lacuna rende quasi inutile una colonna sonora all'altezza e mi impedisce di dare a questo film un voto più alto. Per chi volesse approfondire su libro di figurine e filastrocche, classico ottocentesco per bambini, 'Pierino Porcospinò, qui sotto due link, si tratta però di umorismo nero. Asia Argento sicuramente lo avrà sfogliato più di una volta per comporre "La fattoria della morte" in "Non ho sonno"...li vicino ai cadaveri venivano lasciate delle figurine di animali (ritagliati) che avevano in qualche modo attinenza con la vittima. Film da vedere almeno due volte.

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