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ANTICHRIST regia di Lars Von Trier

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     6½ / 10  16/06/2014 17:24:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo la pinteresque ove Lars inizia a togliersi i sassolini di dosso, Ibsen suo target prediletto, ancor prima la contraddittoria società americana orfana di un ultimo capitolo per archiviare la trilogia, si interroga sulla natura della vita, fecondata nel male, nell'Eden con novelli Adamo ed Eva a scontare i loro peccati. La 'depressione' pretesto narrativo qui sarà poi il motivo da cui partorirà 'Melancholia', citazionista ma lucido nelle intenzioni, salvo un incipit che non ho mai digerito neanche nei futuri epigoni che dispenserà e che si autociterà come in 'Nymphomaniac', un viaggio visionario che si nutre delle 2 nemesi Eros e Thanatos,che fa ritornare alla mente quel pianto irritante nel finale di 'Epidemic' la cui mente della ragazza veniva incanalata nella visione metanarrativa dell'epidemia.La sua rilettura biblica mi riporta ancora una volta a Dreyer, alla sua riflessione sulla natura di Satana, creato da Dio stesso, poiché come ci insegnano le regole della romanzatura, ogni eroe deve avere un'antagonista, e in assenza di tale, va inventato.
Diciamo che qui Dreyer è fuori luogo, la citazione è su Tarkovskij, il quale procedeva per ellissi, la sua era poesia narrativa, Trier è più compatto, niente è lasciato al caso, e anche in 'Nymphomaniac' quando ricerca le metafora bada bene a spiegarle (o anche quando si scagiona dalle accuse di antisemitismo di cannesiana memoria), esige la recezione, raramente fruibile il sovietico, Trier invece finalizza allo spettatore, questo lascia intravedere un sottotesto più complesso, forse si incorre anche nel difetto comune di vederci cose che non ci sono, ma almeno c'è adito all'interpretazione.