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ANTICHRIST regia di Lars Von Trier

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Invia una mail all'autore del commento mkmonti     9 / 10  14/12/2009 15:56:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Provo una difficolatà estrema nel commentare l'ultimo "capolavoro" di Lars Von Trier; qualunque commento richiederebbe analisi approfondite, tante le tematiche trattate dal regista danese. Comunque ci provo.
Antichrist arriva dopo un lungo periodo di depressione del cineasta ed è da lo stesso salutato come la cura alla stessa malattia, in cui ha coinvolto attori di altissimo livello come William Dafoe e Charlotte Gainsbourg. Con questa pellicola, Von Trier tenta di esorcizzare tutte le sue fobie, le sue paure, creando un'opera estremamente misogina, ansiogena, visionaria.
Le prime sequenze in bianco e nero a ralenty con il sottofondo de "Lascia che io pianga" di Handel varrebbero da sole il prezzo del biglietto e, credo, rappresentino, una delle migliori scene girate nell'intera storia cinematografica, in cui si concentra già tutto lo spirito della pellicola con la mdre che vede il bambino dirigersi verso la finestra, ma non interviene.; poi subentra il colore, ma in ambienti scuri e lugubri, è l'Eden, luogo scelto per curare la follia della madre, che lì aveva vissuto anni addietro per scrivere la propria tesi sulle streghe. Dal prologo, in puro stile Von Trier, attraverso 3 capitoli (dolore, disperazione, pena-il caos regna), si snoda una sceneggiatura che affronta una quantità di tematiche impressionante, con scene a volte crudissime, in cui si sviluppa tutta la disperazione della donna per la predita del figlioletto. Nell'epilogo, tornano sia il bianco e nero, sia "Lascia che io pianga" e a prima vista ciò che sembra trionfare, nonostante la morte della donna, è di nuovo la donna, al centro dei pensieri del regista e di quasi tutti i suoli lavori, una donna etichettata come 'anticristo, come Satana che all'uscita dell'Eden torna ad invadere l'uomo sotto forma di William Dafoe. Dico a prima vista perchè la visione del film potrebbe prestarsi ad innumerevoli letture filosofeggianti tanto che alcuni si spingono ad affermare come in realtà Satana sia lo stesso Dafoe, come si evincerebbe dalla scena in cui sostituisce alla scritta "satana" sul suo taccuino la scritta "ME"; in tale ottica, il ruolo della donna sarebbe ancora più feroce, dato cxhe nell'epilogo neppure l'Anticristo riuscerebbe a liberarsi dalle sue grinfie. Ciò che rimane con certezza è un film sul dualismo Uomo-Donna, Bene-Male in cui sceneggiature, regia e fotografia sono perfette a testimoniare l'interesse del regista per un tema che pervade la sua intera opera filmica, ma che mai era stata esplicitata in modo così evidente. Misoginia allo stato puro perchè "una donna che piange è una donna che trama".