caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LE CONSEGUENZE DELL'AMORE regia di Paolo Sorrentino

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Beefheart     6½ / 10  08/05/2007 16:32:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A metà tra il noir ed il drammatico, questo film racconta la storia di Titta DiGirolamo, misterioso personaggio, dall'aria distinta, che conducendo una vita solitaria e misantropica, abita da anni in un albergo, in Svizzera, tra il bar della hall e la sua stanza, senza rapportarsi con niente e nessuno. Come si conviene, tale personaggio custodisce inconfessabili segreti che ne condizionano la filosofia e quindi l'esistenza. In realtà il protagonista non è immune da colpe, nè scevro dal peccato e nemmeno lui saprà prevedere ed evitare gli effetti dell'amore che, ad un certo punto, coltiva per la ragazza che lavora dietro al bancone. L'intero film gioca sull'introversione di Titta ed il contrasto tra questa ed il mondo circostante, dal quale nessuno, nemmeno lui con la sua apparente, inarrivabile, aridità, si può totalmente estraniare. Presto o tardi debolezze e bisogni, come l'amore, appunto, si fanno sentire e le loro conseguenze, a volte, possono essere irreparabili. La grandissima interpretazione da parte di Toni Servillo (Titta DiGirolamo), la fotografia pulita, quasi asettica, alcune suggestive inquadrature e l'ottimo ritmo narrativo ne fanno un film apprezzabile e fruibile da tutti. Per tutto il film la costante sensazione di quiete ed apparente controllo, viene, in realtà, continuamente minata da eventi torbidi ed inquietanti che scandiscono lo svilppo di una trama tutt'altro che soft. Lo spettatore infine non può sottrarsi alla tentazione di schierarsi con l'antipatico personaggio protagonista e, con esso, condividere una serie di emozioni e sensazioni destabilizzanti e coinvolgenti. Indimenticabili infatti lo sguardo, le movenze ed alcuni dialoghi del protagonista, scolpito e cesellato ad opera d'arte dall'autore nel suo granitico blocco di vizio e solitudine. Se mai l'annoso problema del cinema italiano, che puntualmente si ripropone anche qui, sta nella scadente prova recitativa della rimanenza del cast che, Raffaele Pisu ed Adrinao Giannini su tutti, più che recitare, sembra limitarsi a leggere dal gobbo dietro la macchina da presa; tutto ciò, abbinato ad una forse eccessiva raffinatezza di immagine, non fa altro che ricondurre il tutto al solito, autocompiaciuto, esercizio stilistico mal riuscito, tanto caro alla cinematografia dei nostri presunti maestri. In definitiva rimane un prodotto godibile ma solo a metà.