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IL SETTIMO SIGILLO regia di Ingmar Bergman

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carsit     8½ / 10  08/12/2014 23:35:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Soltanto la mia difficoltà a digerire lo stile di bergman mi conduce ad abbassare di un voto, ma questo è un fatto puramente soggettivo e ne sono conscio.
L'immagine della partita a scacchi con la morte è un'icona del cinema, un'idea semplicemente geniale e riuscita, che ben simboleggia la nostra breve e intensa vita.
In una Scandinavia martoriata da peste e crolli di fede si muove un cavaliere di ritorno dalla guerra santa che verrà invocato dalla morte, ma è il leitmotiv che sta alla base della sfida a scacchi a rendere eterno ed attuale il film : i dubbi su Dio, la sua esistenza, la sua bontà, e la paura di sapere cosa ci sia dopo la morte.
L'uomo ha sempre cercato di identificare un essere Altro che potesse in qualche modo stare al dì sopra di lui e confortarne un'esistenza non priva di dubbi, timori, ansie e paura.
Ogni essere umano reagisce in maniera diversa all'approssimarsi dell'ultima ora , ed il film utilizza in maniera sapiente alcune figure ed alcune situazioni.
Dai saltimbanchi che intrattengono una folla annoiata e senza più grossi stimoli, passando per il piacere carnale verso una donna ( euforia edonistica), fino a chiudere con il flagellante che attraverso la violenza fisica autoinflitta cerca di espiare il peccato dell'uomo riacquistando il "pass" verso Dio.
Ovviamente nel film la carta vincente è senza ombra di dubbio la figura della morte e le scene in cui è protagonista, ma il film nel complesso si avvale di dialoghi e di frasi assolutamente azzeccate ed impressionanti per la capacità di centrare il punto.

"Sai, secondo me questa Crociata l'ha inventata uno che poi se n'è rimasto pacifico a casa".
( lo scudiero Jons, di visione più materialista e concreta, ma mai lontano dalla verità).

"Il suo silenzio non ti parla?"
( la morte che giustifica la perdita della fede come una prova lampante che Dio non ci sia e che quindi essa stessa non offra nulla dopo il trapasso).

"E tu ci svelerai i tuoi segreti?
Io non ho alcun segreto da svelare.
Allora non sai niente?
Non mi serve sapere."
( la morte che riconferma che non ha pregiudizi di nessun tipo, nessuna selezione pilotata: agisce senza preferenze, senza una ragione, agisce e basta).

Insomma, una pietra miliare del cinema che probabilmente risente dell'eccessiva impostazione teatrale, ma che possiede dalla sua temi solidi, una ricostruzione veritiera di quel tempo e soprattutto dialoghi convincenti.
ferzbox  09/12/2014 00:09:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...e bravo Carsit ;-)
carsit  09/12/2014 00:53:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commento più che doveroso verso un film di questo tipo... :)
hghgg  09/12/2014 10:49:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"risente dell'eccessiva impostazione teatrale" Be, più che risente direi che dipende da quanto ti piaccia in un film un'impostazione tanto teatrale :) Ottimo commento, sacrosanto direi.
carsit  09/12/2014 13:54:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche qui parlavo sempre nella sfera del soggettivo, ci mancherebbe.
SO riconoscere un grande film da un mediocre film, e qui Bergman mi ha colpito in maniera sincera.
Più della forma ( che non amo molto, seppur sia perfetta), qui a vincere sono i contenuti sempre moderni e attuali.
E, come detto, alcuni dialoghi sono brillanti.
Comunque grazie per i complimenti, adesso è ora che torni ai miei filmacci trash... :)