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IL SETTIMO SIGILLO regia di Ingmar Bergman

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Zazzauser     7½ / 10  08/03/2021 02:28:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Attraverso il viaggio dei suoi personaggi verso la loro "ultima ora" e il loro diverso approccio alla vita, alla spiritualitá e al senso del trascendente (il disilluso scudiero Jons, il tormentato crociato Antonius Block e la sua crisi mistica, la spiritualita' solare e sognante dell'attore, l'ingenuita' del fabbro), Bergman intesse una riflessione sulla vita e sulla morte, sulla fede e sul "silenzio di Dio" sullo sfondo della grande epidemia di peste che ha sconvolto l'Europa nel Medioevo.
Si tratta sicuramente di un film che ha fatto epoca e si e' inciso in maniera indelebile nelle menti di cineasti e spettatori soprattutto grazie all'immagine iconica della partita a scacchi fra Max Von Sydow e la Morte personificata (Bengt Ekerot): non si puo' ingannare o sconfiggere la Morte, anzi essa si beffa di noi portandoci allo scoperto (la scena della chiesa, il disvelamento della "strategia") ma non e' detto che non la si possa "distrarre" - c'e un barlume di speranza nel salvataggio della coppia di attori, gli unici a godere in maniera incantata della luce e delle gioie della vita, gli unici a "sentire" Dio - nelle risate di un bambino e in un amore sincero. Nulla a che vedere con la tetra superstizione dei flagellanti, col gretto servilismo del popolo, con la meschinita' del clero (il teologo tramutato in ladro) ne' con la ridicolizzazione del peccato (l'adultero capo-comico) ne' con lo stupido utilitarismo/amore pietistico del fabbro e di sua moglie.
E' chiaramente un film sentito, con una chiara impronta autoriale (echi di Dreyer e della sua Giovanna D'Arco nella parentesi sulla "strega" al rogo) ed uno stile elegante (magnifica la fotografia) ma non lo trovo uno dei capolavori di Bergman, non alla pari del contemporaneo Il Posto delle Fragole ne' con la potenza di alcuni lavori piu' maturi come un Sussurri e Grida o un Persona; a pagare forse e' l'impostazione molto teatrale e la frequente commistione con toni comici e tragicomici (eredita' delle sue commedie degli anni'50?). Sicuro l'impatto alla sua uscita ma forse sente un po' il peso degli anni nel suo (semplicistico?) "inno alla vita".
A primo impatto avrei preferito un Bergman piu' "serioso" data la profondita' e l'importanza del tema ma certamente rimane un film di grande valore storico e artistico. Non e' improbabile che col tempo lo rivalutero'