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I SOLITI IGNOTI regia di Mario Monicelli

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hghgg     9 / 10  26/08/2014 00:06:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La pietra angolare della Commedia all'italiana. "I Soliti Ignoti" non è soltanto uno dei più grandi film di Mario Monicelli (probabilmente il migliore insieme con "La Grande Guerra") ma anche uno dei più importanti film della storia del cinema, una di quelle pellicole che ha davvero inventato un nuovo genere, un nuovo modo di fare cinema e, nel caso specifico, di fare commedia. Grazie alla grande ondata del Neorealismo a partire dalla seconda metà degli anni '40 il cinema italiano aveva raggiunto vette altissime di qualità, con i suoi ritratti crudi e realisti come mai della realtà di tutti i giorni della povera Italia del dopoguerra; alla fine degli anni '50 arrivò il momento in cui anche la commedia dovette fare i conti con l'eredità lasciata da quegli strascichi e dal cinema neorealista ed è così che nacque la nuova commedia, la "Commedia all'italiana", è così che nacque "I soliti ignoti" di Monicelli.

Un capolavoro abilissimo nel trattare con ironia e spirito temi che in realtà sarebbero assolutamente drammatici, mescolando mirabilmente una sorta di parodia dei film crime-noir allora tanto in voga in Francia quanto ad Hollywood con le atmosfere, le vicissitudini e i modi di fare tipici dell'Italia e della cultura italiana dell'epoca, unendo elementi tipicamente da commedia con un grande e cupo realismo e con un pessimismo e un'amarezza che a conti fatti pervadono l'intero film.

Con il Boom economico dietro l'angolo è invece un'altra la faccia che Monicelli decide di mostrare: quella della Roma di periferia, malfamata e malandata, i quartieri popolari, poveri, ancora vittime di quella crisi economica scatenata dagli strascichi della guerra, dove si vive alla buona, arrangiandosi, facendo la fame, spesso costretti (o magari anche per indolenza, perché il film non manca di ironizzare anche su questo aspetto) a dedicarsi a piccoli crimini per guadagnare.
I personaggi e i volti che Monicelli ci mostra sono quelli dei poveracci, gli emarginati, i dimenticati, i reietti, i ladri e i truffatori della Roma popolare, intingendo il tutto in un'atmosfera realista e amara che tanto si rifà al Neorealismo ma dando al tutto un volto nuovo, un nuovo stile, un nuovo criterio nella scelta degli attori (ne non-professionisti presi dalla strada, ne attori affermati nel comico e nella commedia, semplicemente quelli sui cui il personaggio scritto e caratterizzato nel copione avrebbe potuto rendere meglio e il casting è superlativo infatti) e soprattutto l'elemento commedia, geniale e perfettamente calibrato.

Oltre alla strepitosa regia di Monicelli ad aumentare questa sensazione e questa atmosfera realista e malandata c'è la bellissima fotografia che nel bianco e nero del film restituisce perfettamente il grigio di quella vita in periferia, con le sue difficoltà e le sue situazioni vissute, come dice un genio della California, sul lato sbagliato della strada; una fotografia giustamente cupa, sfuocata, buia, è forse l'aspetto tecnico che mostra meglio il lato realista de "I soliti ignoti", davvero splendida.

Poi ovviamente c'è la commedia, raffinata, concreta e frutto di una sceneggiatura davvero solida e ispirata priva di vere gag o pure improvvisazioni ma con una comicità basata su avvenimenti e situazioni previste dallo svolgimento della trama.

E il cast... Alcuni dei più grandi attori e alcuni dei più grandi caratteristi della storia del cinema hanno recitato in questo capolavoro tra l'altro magnificamente diretti da Monicelli dietro la macchina da presa, un vero e proprio genio nella direzione degli attori, sempre abilissimo nel gestire alla perfezione gli immensi talenti che aveva a disposizione. Un'altra piccola grande rivoluzione de "I soliti ignoti" sta nel protagonista; per interpretarlo infatti fu scelto, dopo varie proteste della produzione, Vittorio Gassman al suo primo grande ruolo in una commedia. Gassman era già da anni affermato come eccellente attore teatrale puramente drammatico (devastante in ambito shakespeariano ad esempio) dotato di timbro possente, dizione perfetta e vena drammatica spaventosa; al cinema invece era già conosciuto per alcune interpretazioni hollywoodiane oppure nel cinema italiano spesso nel ruolo di cattivi e personaggi negativi ("Riso amaro" forse l'esempio più celebre) o comunque sempre impegnato in prove drammatiche e "serie". Destò perplessità e dubbi il fatto che per il ruolo di Peppe, protagonista di quella che doveva comunque essere una commedia, non fu scelto un attore già affermato in campo comico ma un interprete avulso da simili ruoli.
La scelta fu ovviamente vincente, Gassman si rivelò per la prima vera volta come uno degli attori più versatili e capaci di interpretare qualunque cosa, passando dal dramma alla commedia con facilità sbalorditiva, capace di variare registro con naturalezza impressionante, in grado di sfruttare la sua infinita gamma espressiva in maniera eccellente anche nel campo della commedia. e sapeva creare e dare vita a personaggi agli antipodi ed interpretarli con la stessa, allucinante naturalezza, disponendo inoltre di un timbro unico, direi ipnotico e un carisma che ho ritrovato in pochi altri attori nella storia del cinema.
Inoltre la sua abilità nel saper amalgamare caratteri drammatici e comici fu necessaria per infondere al personaggio di Peppe la comicità e al contempo l'amarezza e la malinconia fondamentali per un film come "I soliti ignoti".

Gassman è il vero grande mattatore di questo film, magnificamente diretto da Monicelli scopre il suo io comico-drammatico e viene così lanciato nel mondo della commedia. Nel 1959 gli verrà affibbiato appunto il giusto soprannome de "Il Mattatore" dall'omonimo programma televisivo da lui condotto quello stesso anno.

Al suo fianco un altro dei più grandi attori della storia del cinema, tale Marcello Mastroianni, non ancora entrato nelle grazie di Federico Fellini ma già attore di indubbio talento e anche lui di grandissima versatilità, anche lui magnifico nel sapersi destreggiare con pari abilità tra cinema drammatico e commedia, per poi andare anche oltre in futuro, grazie a prove in opere quasi "metafisiche" come "8 e mezzo" in cui la sua interpretazione sarà non drammatica, non certo comica ma "totale" "globale". Anche ne "I soliti ignoti" la sua prova comica (o tragi-comica seguendo l'umore del film) è sublime ed è sublime il modo in cui ricrea il suo splendido personaggio, è amaro ma molto divertente e ovviamente vederlo in coppia con Gassman è pura gioia visiva. Un attore completissimo, già maturo, totale, il più grande del cinema italiano insieme con Volonté, ovviamente a mio parere.

E poi, oltre alla partecipazione straordinaria di Totò, che in un attimo marchia a fuoco il film e marchia a fuoco il suo Dante Cruciani nella mente degli spettatori, c'è la schiera di meravigliosi caratteristi che ruota attorno a Gassman. Tiberio Murgia (esordiente) "Ferribotte" un sardo che è entrato nella storia con la sua interpretazione del rigido siciliano vecchio stampo; Carlo Pisacane, il mitico "Capannelle" di sicuro il carattere più riuscito, esilarante e memorabile di tutto il film; Renato Salvatori come "Mario" a completare la più scalcinata, comica e sfortunata banda di ladruncoli e poveracci che si sia mai vista. E poi Memmo Carotenuto, "Cosimo" forse il personaggio più amaro del film e protagonista della sequenza più cupa e drammatica, perfettamente incastrata nel contesto e nella poetica del film. C'è anche una giovanissima Claudia Cardinale ancora al di la dall'affermarsi e dall'esplodere come attrice di valore (per quello aspettare biennio 1962-1963) e poi Rossana Rory, unico membro femminile della "banda" e Carla Gravina a completare il cast femminile del film. Grazie alla sapiente e abile direzione di Monicelli e al naturale talento degli attori troviamo un cast affiatatissimo, in grande forma, caratteristi indimenticabili, il genio di Totò e l'ovvia grandezza di Mastroianni unita all'esplosione in campo comico di Gassman danno vita a risultati devastanti nel senso più positivo del termine.

Sceneggiatura solida e precisa, capace di ritrarre in alcune precise battute tutta l'anima del film (la battuta sui 100 Mario è celebre ed estremamente indicativa, così come tutta la parte finale al contempo spassosa e amarissima) e capace anche di non perdere colpi per l'intera durata, mantenendo sempre intatto l'equilibrio tra parodia comica, commedia amara e dramma della realtà. La regia di Monicelli regala scorci di una Roma, come già detto meravigliosamente ritratti dalla fotografia, povera e dalla difficile esistenza, a loro modo affascinanti e poetici però tanto quanto cupi e degradati.
Monicelli ci regala tante sequenze che restano indelebili, da scuola di cinema, il finale, la lezione con Dante Cruciani, le scene in carcere, quella a Porta Portese sono solo alcune di quelle che sarebbe giusto citare.

"I soliti ignoti" è quindi una pietra miliare del cinema italiano e tutto, un capolavoro ancora meraviglioso da vedere e ammirare, uno dei punti più alti raggiunti da un grandissimo quale Mario Monicelli che bisserà il capolavoro l'anno successivo con "La Grande Guerra". E poi Gassman, Mastroianni, Totò... E quell'esercito di caratteristi che oggi se non sono estinti pochissimo ci manca. Cinema di altissimo livello.

Capolavoro.