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JENNIFER'S BODY regia di Karyn Kusama

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     4 / 10  14/12/2009 17:32:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A contraltare dell’imbalsamata Megan Fox, “Jennifer’s body” ci propone la bionda amica del cuore dall’intelligenza “volpina” che almeno tiene desta l’attenzione. Se non altro perché, in fin dei conti, la storia è improntata più sulla sua evoluzione psicologica che non su quella della compagna più famosa, e il suo carattere irrisolto e riservato è la cosa più interessante della pellicola.

Alla narrazione non basta annunciare l’arrivo della “posseduta”, prorompente e spudorata Jennifer con la musica maledetta dell’heavy metal per creare un’atmosfera di ambiguità e orrore.
Nelle peripezie delle due giovani in fiore, ci si lascia prendere spesso la mano dalla tentazione di uno spavento che possa essere supportato da riprese estetizzanti e compiaciute, in un gioco di ombre cinesi fuori luogo e poco significativo. Ovviamente non mancano i soliti comportamenti assurdi e illogici che sfiorano il ridicolo, propri dei film di genere.

La regista Karyn Kusama abusa per ben due volte di un montaggio parallelo con la volontà di evidenziare contrasti emotivi purtroppo tagliati con l’accetta e, per non perdere terreno dalle mode vampiresche di “Twilight” & Co., infila una serie di scene improntate sulla sete di sangue con il contorno di animali (presunti demoniaci) che assistono alle mattanze.
E ci sta pure un bacio saffico, nel caso fosse rimasto qualche sprovveduto che non avesse ben compreso il messaggio (?) femminista del film.

La bocca di Megan Fox, durante il suo peregrinare prevalentemente notturno a caccia di prede, si apre all’inverosimile; chissà a chi si è veramente offerta per far sì che la proprietaria potesse diventare un’attrice così contesa…
Una star a cui la forzata dell’anticonformismo Diablo Cody potesse far pronunciare frasi da black comedy annacquata tipo: ”Vaiavanti.com, non ci pensare”, “Non mi sentivo così bene da quando Gesù inventò il calendario”, “Sai che faccio adesso? Ti apro come uno scatolone”.
Quando tenta di recitare, la 23th Year Fox sembra più un’ubriaca che un’indemoniata. E, in effetti, come tiene bene in mano una bottiglia lei non ci riesce nessuno… Inutile sottolineare come il personaggio che interpreta sia bisognoso di qualche “Chip” di memoria in più.

Si resta insensibili al fascino della bella morona così come a questa storia raffazzonata alla bell’e meglio, sfornata giusto in tempo per soddisfare gli appetiti solleticanti di qualche ormone brufoloide. Alla fine ci scopriamo impassibili, come la lingua del demone a contatto con la fiamma dell’accendino.