Ciumi 9 / 10 18/02/2011 19:11:47 » Rispondi Se "Il mucchio selvaggio" acquistava nuova forma, e una brutalità più profonda, con la comparsa in scena del generale Mapachi, "Voglio la testa di Garcia" si apre con una figura quasi identica (tra l'altro lo stesso attore), boss assiso nel suo regno, uomo più crudele degli altri miserabili crudeli. E' in sostanza un altro Western, per atmosfera, per personaggi, per l'azione, e ancora una violenta parabola dell'uomo fallito; ma dentro, questa volta, vi è incastrata una storia d'amore: tenera seppure bruta, fedele seppure traditrice, immatura ma non più giovane, venale, passionale, senza futuro. E nella colonna sonora di un Messico in tutti i suoi colori - ma cupo, polveroso, corrotto, tra cani affamati e silenzioso, quasi in lutto - un morto. Un amante morto, come morirà l'amore. Anzi la testa appena, in decomposizione, e con essa il viaggio di ritorno, tra monologhi e sparatorie, è deprimente e sanguinoso.
Il finale è molto simile a quello de "Il mucchio selvaggio". Giunto alla fine del tragitto assieme al suo strano e muto compagno di viaggio, ad una festa che sa di morte (un battesimo, e l'atmosfera ricorda vagamente quella de "Il padrino" di Coppola), il protagonista compie la sua vendetta rovinosa, contro quell'uomo, colui che sembra avere partorito tutto il male del Messico. Non più per denaro, ma come se la violenza, arrivata al suo centro, in quell'atto non desiderasse altro che auto-divorarsi.