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AVATAR regia di James Cameron

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Barbossa     7½ / 10  18/02/2010 01:11:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tanto discusso "Avatar",
Un film sicuramente importante, ma di certo non il più riuscito di Cameron.
Un lungometraggio di immagini e suggestioni, interamente incentrato sul concretizzare Pandora, mondo di favola e sogno dove convergono tutti gli stilemi e tutte le tematiche care al regista canadese: natura selvaggia e incotrollata, contro il quale l'uomo è piccolo ed indifeso (lo era il mare in "Titanic", lo erano gli alien in" Aliens"), una natura così realistica e vitale, ma contemporaneamente sfacciatamente tecnologica, una tecnologia sottile ed avegneristica con la quale Cameron procede la sua sfida con il cinema, andando oltre al voler concretizzare un evento storico passato ed una nave perduta, arrivando a porsi come un vero e proprio demiurgo che forgia pianeti e crea universi piegando al suo volere tutti i mezzi ad oggi accessibili.
Cameron ricorrendo ad una regia abbastanza sobria e tradizionale, ripudiando virtuosistici movimenti di camera alla Zemeckis o alla Jackson, ma ritornando in un alcune sequenze perfino alla telecamera a mano, fa esplodere davanti agli occhi dello spettatore un mondo di straordinaria vividezza e concretezza che sembra poter essere toccato e vissuto in prima persona, un universo di una bellezza indescrivibile che la camera da presa sembra solo in parte cogliere, lasciando immaginare quanta magnificenza si squaderni nel fuoricampo, creando un effetto di gigantismo e spettacolarità mai visto fin'ora.
Un universo che Cameron contrappone sapientemente al grigio mondo umano, progressivametne sempre più lontano dai colori del mondo Na'Vi, fino ad arrivare al bianco e nero in una delle ultime sequenze, un mondo schiacciato e compresso ai lati della pellicola, inquadrato in scenari soffocanti se non adirittura macabri (la macchina degli Avatar quanto ricorda un sarcofago? alcune sequenze che inquadrano il volto di Worthington dentro la macchina sono davvero claustrofobiche) progressivamente sempre più allontanato fino a venir definitivamente rifiutato e rinnegato nella scena di chiusura, dove Jack Sully rinuncia al suo corpo umano per diventare definitivamente Na'Vi.
Cameron eleva la tecnologia ad un livello espressivo straordinario, ricercando non solo bellezza visiva e maestosità, ma anche coinvolgimento emotivo, poesia, commozione ed epos, bruciando e superando in un solo film tutte le sofferte tappe di Zemeckis e dei suoi film in motion capture (è sconvolgente pensare che "A Christmas Carol" ed "Avatar" siano stati distribuiti nello stesso anno, dal punto di vista realizzativo il film di Cameron inabissa quello di Zemeckis).
Un film dove il regista matura tutto ciò che ha fino ad oggi ha sperimentato, rielaborando temi e chiavi espressive nel tentativo di creare qualcosa di veramente straordinario e che sia veramente avanti anni luce rispetto a tutto ciò che è stato creato.
Peccato che ciò accada solo da un punto di vista tecnico, tutta l'ambizione di Cameron finisce con la sua sua impeccabile regia e il suo spettacolare teatro visivo, la sceneggiatura langue, ridotta a lineare e schematico supporto all'incanto del lungometraggio, non propone nulla di davvero importante o davvero innovativo, trascinando il film verso un qualunquismo ed una retorica abbastanza svilente consideranto la straordinarietà dell'impiato scenico.
Il cinema di Cameron è sempre e comunque cinema di intrattenimento, un cinema di intrattenimento che si rispetti, non può prescindere, come in questo caso, da una trama avvincente o da un soggetto leggermente più strutturato e non basato su qualche suggestione o idea.
In "Avatar" non succede niente, o comunque succede troppo poco, e ciò che succede puzza troppo da già visto.
A questo va ad aggiungersi un James Horner decisamente poco ispirato, che ripropone le sonorità del "Titanic" allacciate con qualche ritrovato sonoro esotico che tanto ricorda le suggestioni sonore del suo precedente lavoro "Apocalypto". Una colonna sonora retorica e povera, che trasmette poco e che non sa sorreggere con la dovuta efficacia l'enorme impatto visivo del film.
Così "Avatar" si staglia per la sua bellezza e la sua monumentalità, ma non riesce a lasciare concretamente il segno, compiendo una rivoluzione sul modo di concepire ed usare la tecnologia nel cinema, ma mancando di rivoluzionare il modo di parlare di cinema.
saffanu  20/02/2010 08:47:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gran bella recensione.
Grazie.