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TUTTA COLPA DI GIUDA - UNA COMMEDIA CON MUSICA regia di Davide Ferrario

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  06/10/2009 15:01:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davide Ferrario si conferma uno dei pochi registi italiani che hanno molto da dire sebbene il suo nome sia poco pubblicizzato da critica ed esperti del settore.La sua sperimentazione cinematografica prosegue ed affascina, perché rifugge regole e schemi,rivisitando la nostra realtà sociale e le sue norme mediante percorsi personali basati su profonde riflessioni sempre molto ispirate.
Utilizzando come spunto di partenza uno spettacolo teatrale messo in piedi da alcuni detenuti del carcere torinese delle Vallette,il regista si lancia in un'analisi sulla religione e sui dogmi e parabole tramandate nei Vangeli.In particolare pone sotto esame la necessità della sofferenza come tramite per la salvezza.Scetticismo e necessità di comprensione sono incarnate nel suo alter-ego femminile,ovvero la sorprendentemente intensa Kasia Smutniak,nei panni della regista alla quale è affidato il compito di preparare al meglio i detenuti per la recita.L' approccio della ragazza verrà però considerato blasfemo dal parroco del carcere,spaventato dall' idea di voler rileggere in chiave più umana la storia di Cristo,negando il simbolo della croce,emblema di sofferenza e sacrificio.
Con tono leggero e per nulla spocchioso Ferrario interroga se stesso e lo spettatore,illustra la condizione dei carcerati domandandosi quanto sia indispensabile la loro sofferenza all’espiazione dei peccati, in un accostamento forse irriverente ma a mio avviso pienamente centrato,laddove al posto di croce e chiodi sono sbarre e cemento a provocare patimenti.
Molto buone le musiche e divertenti gli intermezzi musicali improntati quasi su un caos giocoso e divertito,non scevro da lievi (e volute)imperfezioni al fine di rendere la giusta dose di realtà.
Da premiare la capacità di sfruttare al meglio gli anonimi ambienti carcerari,mentre è palpabile l’affetto che Ferrrario riflette sui protagonisti (per la maggior parte veri carcerati).Notevole la performance di Fabio Tro.iano,disilluso direttore dal carcere dalla parlantina facile,la cui storia d’amore con la protagonista è illustrata con semplicità disarmante senza melensaggini da soap opera.Non guasterebbe una maggiore considerazione per questo autore mai banale,il quale si distingue per un approccio che unisce piacere professionale con quello della ricerca soggettiva.