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TUTTA COLPA DI GIUDA - UNA COMMEDIA CON MUSICA regia di Davide Ferrario

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  18/06/2009 19:12:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho aspettato mesi di vederlo nella mia citta', e devo dire che valeva davvero la pena aspettare...una ventata di freschezza, veramente, nel panorama del nuovo cinema italiano, a metà strada tra l'inchiesta sociologica e il musical, con riferimenti che vanno dal Tano da morire di qualche annetto fa al Dancer in the dark di Von Trier.
Oh d'accordo non sempre il film di Ferrario illumina lo sguardo: sembra che nel suo epilogo in particolare scivoli in una visione un po' di superficie (cfr. l'indulto trattato come il proverbiale recesso di pregiudicati in arresto permanente), ma è indubitabile la sua sincerità, anche nell'irriverenza mai artificiosa verso i dogmi della fede (in fondo la vita di Cristo ha molti punti in contatto con la sorte umana, per questo è affascinante e controversa) e pure nell'indulgenza post-ideologica nei confronti di codeste pecore nere della società contemporanea.
Frasi come "buttare la monnezza sotto il tappeto e nessuno si preoccupa del problema, il tappeto" faranno sicuramente inorridire l'imborghesito di turno, mentre a noi ci restano una serie di immagini più o meno memorabili (il concerto fuori le mura - Buju Banton forse? - il cenacolo...senza traditori) e qualche personaggio davvero azzeccato e guardacaso reale (Harmonica man con la sua illusa - rubata? - vitalità).
Le ottime musiche dei Marlene Kuntz completano il tutto, anche se Godano che fa il poeta maledetto e la Littizzetto suora mi sembrano inutili orpelli.
Pensando a questo film mi verrebbe voglia di parlare e riflettere sulle condizioni reali delle carceri italiane, come ciò che sta avvenendo - nell'omertà e indifferenza totale - a Santa Maria Maggiore a Venezia: uccidere d'inerzia non è un atto d'umana giustizia.
Ma il film dispensa energie, fa meditare, consapevolmente atto a franare quel "muro di cemento" anche culturale e sociale che divide noi e "loro"