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IL MISTERO DEL FALCO regia di John Huston

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Godbluff2     8½ / 10  25/07/2022 00:06:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"John, cosa facciamo con questo film ?" "Oh be, è il primo film che giro personalmente, ci andrò piano: inventiamoci un nuovo genere cinematografico dai" "Ok, John..."
Ecco, le cose non sono mai così chiare e fluide naturalmente ma il risultato alla fine è più o meno quello e se c'è un film che può ragionevolmente essere indicato come capostipite di un modo di fare cinema, quello è "The Maltese Falcon", debutto alla regia di John Huston, tratto dal romanzo di uno dei maestri dell'Hard-Boiled, Dashiell Hammett. Si mettono sul tavolo tutte le carte che rappresenteranno grosso modo il genere negli anni successivi. C'è il detective privato, il duro, furbo e cinico ma con in fondo buon cuore e forti principi morali, che viene assunto e si ritrova in un vortice di intrighi, inganni e omicidi (Sam Spade, l'altro grande nome dell'Hard-Boiled insieme al collega chandleriano Marlowe), c'è una femme fatale, infida e ingannatrice verso la quale il protagonista sarà attratto da una fiammeggiante e improvvisa passione e con l'amarezza di non poter portare quella passione a compimento; ci sono i personaggi che si muovono spinti da desideri egoistici, avidità e disinteresse verso qualsiasi cosa non sia il proprio tornaconto. C'è dunque il lato più sporco delle storie da raccontare al cinema, il lato più sordido dell'essere umano. C'è l'indagine, l'intrigo e ovviamente c'è quell'estetica lì, fatta di oscurità, chiaroscuro, ombre che si muovono nella notte o in piccoli uffici polverosi, fumo di sigarette e luci e ombre che si incrociano tra le persiane. Insomma, ci sono tutti gli elementi dell'Hard-Boiled classico, che pure accetta di buon grado le variazioni sul tema, come quelle ben più amare e disilluse del massimo capolavoro del genere, quella "Fiamma del Peccato" wilderiana che, volendo fare la distinzione, si estende sul Noir più che sull'Haird-Boiled classico e puro e invece di farci seguire la cupa indagine del tipico detective privato, aumenta il dramma "Nero" mostrandoci come protagonisti da seguire due spietati e avidi assassini nella pianificazione di un omicidio e le conseguenze derivatene.
Amarezza e disillusione sono in ogni caso aspetti tipici in molti film del genere (per quanto Wilder abbia ben pochi rivali tra i suoi contemporanei sotto questo aspetto) ed è ben presente anche nello splendido esordio di Huston.
Oh, già, quello di Sam Spade in questo film è anche il ruolo che lanciò la carriera di Humphrey Bogart verso il firmamento delle stelle. Il vecchio Humphrey, resterà sempre "LA" faccia per eccellenza del cinema poliziesco-noir e nessuno gliela toglierà mai, questa cosa qui. Mary Astor, se questo è il "primo noir", si prende invece la palma di prima "dark lady del noir", e quell'ultima inquadratura, quel suo primo piano con le ombre della grata dell'ascensore che si stagliano sul suo volto angelico e spietato be, l'estetica noir è tutta in quel primo piano, se vogliamo. E poi i soliti attori secondari e/o caratteristi: strepitoso, come sempre, Peter Lorre nell'esibire la sua melliflua, viscida, inconfondibile e goffa ambiguità e altrettanto memorabile è Sydney Greenstreet; un circolo di attori davvero bravi e davvero in parte contribuisce a mettere in scena una narrazione appassionante, non sempre del tutto convincente a livello di sviluppi narrativi forse, ma avvincente e agile nel ritmo, coinvolgente e divertente da vedere ancora oggi. Bogart, furbo e ironico, è irresistibile, adorabile, carismatico. I dialoghi sono scritti brillantemente, azzeccatissimi molti scambi di battute e la regia di Houston dona dinamismo ed è capace di dare intensità ad ogni sequenza, dosando azione, ironia e tensione con grandissima cura. Arthur Edeson ha curato la fotografia che, in questo film forse un tantino di importanza ce l'ha.
Questi erano i film più coraggiosi del cinema americano dell'epoca (escluso "Citizen Kane", vabè) e narrativamente "The Maltese Falcon" non fa eccezione, da bravo apripista: è una storia amara, che inizia dal nulla e per nulla e finisce per nulla e nel nulla. Vuoto, disilluso. Non siamo ancora dalle parti della deriva più "Nera" che l'hard-boiled prenderà a partire da Billy Wilder e con altri esempi dopo di lui, ma siamo comunque di fronte ad un grandissimo classico del genere, un bellissimo film, un mezzo-capolavoro che Huston riuscirà anche a superare, un decennio dopo, ai tempi delle giungle d'asfalto.