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CINEMA UNIVERSALE D'ESSAI regia di Federico Micali

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amterme63     7½ / 10  15/04/2009 15:45:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per un fiorentino dai 40 anni in su, questo film è un bellissimo tuffo in un periodo cruciale della propria vita, carico di esperienze in corso d’opera, di illusioni e tanta tanta vitalità umana. Per un fiorentino giovane di oggi è la memoria indispensabile per conoscere meglio un pezzo della propria città e la gente che ci vive. Per un non fiorentino di qualunque età è l’occasione per conoscere un aspetto culturale importante della città di Firenze, che ha prodotto personalità del calibro di Benigni e che soprattutto ha creato un modo di pensare, di guardare il mondo che in qualche maniera continua a resistere, nonostante l’omologazione generale.
Ne viene fuori che questo film è qualcosa di più della semplice storia di un cinema, raccontata attraverso le testimonianze di l’ha frequentato. Il Cinema Universale è stato semplicemente il luogo in cui si esprimeva un modo di pensare, vivere e giudicare unico e originale. Non poteva che avvenire in un cinema, perché cosa c’è meglio del cinema per rendere concreto e vivo, in una specie di sintesi visiva, il mondo umano, come viviamo, cosa pensiamo, quello che sogniamo.
La particolarità del Cinema Universale era la gente che lo frequentava e come lo frequentava, sta qui l’originalità e l’unicità. Poteva accadere solo a Firenze e solo in quel periodo.
Firenze è sempre stata una città culturalmente molto vivace. C’è sempre stato il gusto di discutere, criticare e in qualche maniera di immaginare, rielaborare. Il tutto senza avere rispetto per istituzioni, regole o persone. La libertà, l’acutezza e la corrosività di giudizio è sempre stata una costante della cultura di Firenze. La caratteristica particolare era che questa cultura non era riservata solo a persone di cultura o a elite, era invece parte integrante della vita del popolo. Anzi era soprattutto nella gente normale che era più forte la voglia di dissacrare, discutere, esprimere in maniera creativa la propria opinione.
A questa predisposizione si aggiunse negli anni fra il 1968 e il 1980 la spinta culturale derivante dall’emancipazione della cosiddetta “classe proletaria”. In quel periodo la gente normale si sentiva protagonista del tempo che viveva, soprattutto in dovere di esprimere la propria opinione e farla valere contro tutte le tradizioni e i poteri che limitavano questa libertà. Non ci si vergognava di niente e quindi si parlava come uno voleva, come pure ci si comportava in maniera originale e creativa facendo anche le cose più paradossali. Il tutto con il piacere di esprimersi e di vivere in maniera diretta e libera. L’allegria, la voglia di divertirsi in maniera intelligente e dissacrante era il sottofondo di questa voglia di libertà e di comunicazione.
Il Cinema Universale trasmetteva sia film di spessore culturale che opere divertenti o dissacranti. La programmazione spesso la facevano gli spettatori e certi classici venivano trasmessi più volte. Ma la particolarità delle serate dell’Universale era il fatto che gli spettatori partecipavano a quello che vedevano, commentando con battute, fischi, applausi, commenti. Era insomma un evento collettivo e comunitario. La voglia di divertire e dissacrare non si limitava all’oggetto virtuale (lo schermo) ma si svolgeva materialmente in sala, portando uccelli, ranocchi, motociclette e chi più ne ha più ne metta. Era il gusto di vivere allegri e liberi, condivendo tutto questo con gli altri.
Gli eventi culturali non sono frutto di un universale, dello “spirito” di una popolazione, ma sono eventi mutevoli e derivano dall’interagire di tantissimi fattori non solo culturali, ma anche storici e economici. Con l’aumentare del benessere materiale, con l’allentarsi della tensione politica ed etica in Italia, ma soprattutto con l’avvento della funzione educatrice e omologatrice delle tv commerciali berlusconiane, piano piano questo modo di vivere e comportarsi si è esaurito e le nuove generazioni hanno scelto altre vie e altri modi per esprimersi e “contestare”. Il Cinema Universale ha chiuso forse in tempo, proprio nel momento in cui la gente e la cultura che lo faceva vivere stavano sparendo. Giusto così, visto che di quel cinema ci rimane solo il ricordo del periodo d’oro, quello irripetibile della stagione della fiducia e della libertà.
Certo, chi fa cultura a Firenze cerca tenacemente di non cedere al credo uniformatrice, al nuovo pensiero dominante che ci vuole spettatori passivi di quello che fanno per “il nostro bene” poche persone sagge, eroiche, potenti e onniscenti. Per questo si cerca disperatamente di riportare alla memoria il vecchio spirito irrispettoso e dissacratorio di una volta, nel vano (?) tentativo di fermare la marea nera soffocatrice. Anche la memoria di un vecchio cinema d’essai (ormai sconsolatamente vuoto e abbandonato, come nei film di Tornatore o Almodovar) può contribuire in qualche maniera alla “resistenza”.
strange_river  17/04/2009 16:45:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissima storia!
E bello anche che l'hai condivisa.
Marco Iafrate  15/04/2009 15:57:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Parole sagge, apprezzate anche da un romano! :-D
amterme63  16/04/2009 08:51:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se puoi, Marco, procurati il DVD di questo film. E' un film interessante e divertente. Se non lo trovi, te lo faccio avere io la prossima volta che ci vediamo.