caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL GRANDE SONNO regia di Howard Hawks

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Godbluff2     9 / 10  25/07/2022 10:53:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Due anni prima, nel 1944, Billy Wilder con "Double Indemnity" aveva già impresso un'ulteriore evoluzione al genere del noir cinematografico, figlio diretto e legittimo dell'Hard-Boiled letterario, con elementi narrativi che diventeranno poi spesso degli standard: un film che inizia dalla fine della storia, una narrazione basata su lunghi flashback e la voce-over narrante del protagonista, ad esempio, oltre all'abbandono della classica indagine detective-poliziesca a favore di un dramma di avido squallore umano con due omicidi come protagonisti. Tutto questo Wilder lo scrisse nella guerresca e diretta collaborazione con Raymond Chandler, splendida penna dell'hard-boiled letterario che, nonostante le distanze del romanzo di Cain e del film voluto da Wilder rispetto ad alcuni tratti tipici dei suoi romanzi, compì un lavoro splendido donando ulteriore spessore narrativo al genere a lui caro.
Insomma, in pochi anni questo nuovo genere cinematografico, già di suo nel complesso il più particolare e innovativo della Hollywood classica, aveva avuto il suo "capostipite" ("The Maltese Falcon" di Huston nel '41) aveva avuto un film che già apriva nuove strade e possibilità estetiche e narrative (la Fiamma di Wilder) e aveva avuto altri più che validi esempi del genere, di gran qualità; mancava però ancora il film destinato a restare alla storia come "IL" classico più rappresentativo del genere stesso, quello che raffigurasse pienamente il puro "Hard-Boiled" letterario al 100 %. Ed è naturale che, di nuovo, si pensasse a Chandler, questa volta però non come autore ma come fonte letteraria, perché non c'è molto altro che rappresenti tanto alla perfezione l'Hard-Boiled come "Il Grande Sonno" di Raymond Chandler. Dunque sarà di nuovo la sua acuta penna a regalare al cinema il suo classico dei classici del "thriller-poliziesco" anni '40.
Alla sceneggiatura, scritta a sei mani, spicca la collaborazione di un altro scrittore del calibro di William Faulkner, così, per gradire.
La trama complessa e intricata è in realtà affatto pesante da seguire e districare, non oggi, quando troppi film hanno ripreso e omaggiato le idee e le intuizioni di questo film, con un'esperienza da spettatore fin troppo ricca di film di questo tipo ed è facile che certi snodi narrativi risultino persino prevedibili, senza che per questo risultino meno godibili o non ben scritti, anzi, tutto il contrario, è ammirevole l'ingegnosa costruzione dell'intreccio.
Gli aspetti migliori del film stanno nel suo ottimo ritmo, nei dialoghi, nei personaggi, nella fotografia e nell'inconfondibile atmosfera, il tutto incorniciato dalla regia discreta, classica, precisa, di Hawks, un marchio di fabbrica nel suo non averne, di marchi di fabbrica.
"Il Grande Sonno" lascia ben poco spazio alla sonnolenza, intrigante e ricco d'azione gustosa, ha nei suoi dialoghi tutta quell'ironia e quel divertimento in certe situazioni che il Chandler sceneggiatore non poté invece permettersi ne "La Fiamma del Peccato" che al massimo sfruttava un'ironia molto più stanca e amara. L'azione, naturalmente, è da inserire nel contesto di un film che sa prendersi i suoi tempi per esaltare l'atmosfera fumosa, notturna, scura, ma rimane sempre agile e coinvolgente.
Tra qualche necessaria modifica a storia e personaggi, per cercare di ingannare il più possibile il maledetto Codice, Faulkner e soci costellano il film di allusioni sessuali e dialoghi piccanti "in incognito", in particolare negli splendidi scambi di battute tra Marlowe/Bogart e Lauren Bacall, un'accoppiata bravissima nel trasportare tutta la loro naturale tensione sessuale e passione su grande schermo attraverso i loro personaggi. Il magnetismo dei/tra i due è percepibile e il loro carisma uno dei maggiori motivi del coinvolgimento dello spettatore nel film.
Humphrey Bogart è alla sua migliore interpretazione qui, negli indimenticabili panni del detective Philip Marlowe, figura di spicco della letteratura e del cinema Hard-Boiled. Marlowe, il Marlowe classico, è un personaggio bellissimo, per quanto nulla batta nelle mie preferenze personali il "nuovo" e riadattato Marlowe nella New Hollywood Altmaniana.
Il Marlowe classico, chiamiamolo così, è sveglio, ironico, astuto, ha una corazza da duro ma un forte senso di giustizia e un ripieno tenero in fondo, è cinico, scorretto, facile alla passione amorosa infiammata per le donne, se le donne sono del tipo "Femme-Dark Lady-Fatale". Ma, soprattutto, è umano. Marlowe è un tipo tosto, ma è fallibile. Marlowe non si da mai per vinto, ma ha paura, le mani gli tremano mentre al buio si prepara per il confronto finale, sapendo di star rischiando la vita. Marlowe è coraggioso e spericolato, ma ci prende maniche di botte e non riesce a evitare che troppe persone ci restino secche. Marlowe è una caratterizzazione graniticamente iconica, ma è anche una figura pregna di umanità, di normalità, per molti suoi tratti. Siamo lontani dal Marlowe che vive fuori tempo massimo, perdente, perennemente sconfitto di Altman e Gould, ma siamo comunque di fronte ad un personaggio indimenticabile, tanto per il suo carisma quanto per la sua umana fragilità. Il Marlowe classico è impregnato e circondato da un'eterna patina di sottile malinconia che non lo lascia mai, ed è splendido.
In tutto questo "The Big Sleep" gode della perfetta direzione d'orchestra di Howard Hawks, che sfrutta pienamente il materiale che gli viene consegnato e lo rende il capolavoro che è, nonché il punto più alto della sua carriera.
Nel complesso, ho sempre preferito Hawks nell'ambito della commedia rispetto ad altri generi da lui affrontati, contando ovviamente possibili eccezioni; ebbene, non esiste alcuna eccezione più grandiosa de "Il Grande Sonno".