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UN DOLLARO D'ONORE regia di Howard Hawks

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Godbluff2     7 / 10  09/05/2022 18:54:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è poco da fare, il western pre-Leone/Peckinpah non è un genere da me troppo amato e in particolare il western hawksiano proprio non mi va giù. "Rio Bravo" è l'esempio perfetto di tutto ciò che per me non funziona in questi film.
Le cose buone, intanto.
Formalmente ed esteticamente è molto ben fatto, c'è davvero poco da dirgli, Hawks è un maestro e la sua autorialità invisibile è ben presente anche in questo film di "tarda carriera" dove anzi risulta in più punti parecchio ispirato. La sua regia è semplice e discreta eppure non sfugge la grande cura nella costruzione delle inquadrature e l'uso dello spazio, ci sono inquadrature in alcune sequenze veramente splendide, per armonia ma anche, in qualche guizzo, per l'uso della profondità.
Ambientandolo tutto in una singola cittadina del Texas, una sorta di avamposto, Hawks rinuncia ai campi lunghi e lunghissimi marchio di fabbrica di quasi tutto il genere western e lo gira principalmente tra piani americani, primi piani e regia invisibile, insomma il solito Hawks.
Dean Martin. Probabilmente la cosa migliore del film è la sua interpretazione. Bravissimo, con in mano di gran lunga il miglior personaggio.
Angie Dickinson, che viene subito dopo Martin per prova recitativa e anche lei in un personaggio molto azzeccato. Altrettanto bravo e caratteristicissimo anche Walter Brennan, magistrale nei panni del vecchio Stumpy.
Poi c'è una roba che è mezzo pregio e mezzo difetto: la fotografia e l'uso dei colori. Ha una bella fotografia, un uso acceso del colore, utilizzo di toni molto saturi in certe occasioni, soprattutto quando vira sul rosso (il rosso degli abiti, il rosso del sangue, vedi scena del bicchiere, che è molto bella) e per il resto c'è parecchio giallo, soprattutto negli esterni ovviamente. Questa fotografia dai colori brillanti e accesi è anche bella a vedersi ed è utilizzata estremamente bene, solo che stilisticamente a mio gusto stona molto con il genere, è troppo accesa, troppo pulita, troppo colorata. Il western mi piace sporco, anche visivamente, mentre "Rio Bravo" è un cristallo di colori, brillante e limpido. No. Bello, ma no. Non è una fotografia da sole torrido e sabbia nel cùlo, non riesce a farmi entrare nella vicenda e soprattutto nelle ambientazioni. Sa di finto (come tutto il film).
Poi iniziano i veri problemi. Innanzitutto io ho una vera e propria idiosincrasia per Gion Uein. Io non posso soffrire Gion Uein. Non importa quanto possa essere valido un film (ciao, Ford) se c'è lui dentro con me partirà zoppo. Ognuno ha le sue allergie, io sono allergico a Gion Uein. Ci può essere una rarissima serie di eccezioni, roba da contarsi sulle dita di una mano monca, ma per il resto detesto Gion Uein.
Ricky Nelson. Non si può guardare, è completamente fuori contesto. Non è "un cantante/attore che fa una parte in un western e si adegua di conseguenza", è letteralmente un cantante rock'n roll uscito da un concerto, salito sulla DeLorean e partito per un viaggio nel west. Vestito da cowboy e tipici capelli "alla Elvis".
Infatti la scena in cui i protagonisti cantano assieme è veramente strana. Non sembra un momento naturale con "personaggi del film che cantano una canzone per distrarsi" (com'è magari la prima canzone quando canta Martin) è evidentemente un musicista, che pare scova l'intruso, che sta cantando una canzone; in qualche modo parte anticipare la tendenza comune da metà anni '60 in poi di inserire nella colonna sonora/montaggio sonoro, delle canzoni "pop/rock" (in questo caso country, ma vabè) solo che qui è tutto in diegesi perché il cantante è già dentro il film. Si tratta di una sequenza anche bellina, ma almeno la seconda canzone era tagliabile perché, anche per il look di Nelson palesissimo, è forzata e appunto fuori contesto.
Sull'americanismo retorico di questo e altri film simili nemmeno mi metto a discutere; in generale nel genere western è una cosa accettabile, il western è l'Epica americana, è il genere americano per eccellenza, quello sulle sue radici, perciò è indiscutibile che viaggi su certi binari. Anzi, qui non si ammazzano eroicamente i feroci e cattivissimi selvaggi autoctoni, almeno, è lontano da essere uno dei film più deleteri in questo senso. Poi, ci sono quelle volte in cui la faciloneria e l'irritante retorica diventano eccessive e quelle in cui l'Epica americana viene invece narrata in modo decisamente più lucido, crudo e cinico, in un genere che si è evoluto spesso. Insomma, dipende dai casi e in fondo "Rio Bravo" sta più o meno in mezzo.
In "Rio Bravo", tuttavia, Hawks dirige il western con la leggerezza di una delle sue commedie e questo proprio non mi è piaciuto.
Per una lunga parte del film, costruisce quella bella tensione da "quiete prima della tempesta", rende molto bene la sensazione degli "assediati" da un nemico che perlopiù resta invisibile, assente o quantomeno non sembra voler mai lanciare il vero assalto. La dinamica narrativa dalla quale Carpenter trarrà il suo "Distretto 13" come è risaputo. E in mezzo a questa tensione le interazioni e alcuni momenti di tensione tra i personaggi sono ottimi, ti lascia in sospeso per l'esplosione; peccato che più vada avanti e si avvicini al presunto climax e più il film perde di tensione e mostra ben poco coraggio. Era il 1959, già per tutti gli anni '50 c'erano stati esempi di western ben più coraggiosi, originali o crudi o tesi o cupi, alcuni persino più attenti alla psicologia dei personaggi, come tipico del cinema americano anche nella Hollywood di quel decennio. Hawks invece la butta sui tarallucci e sul vino. La risoluzione finale di tutta quella bellissima tensione costruita mi è parsa una molla difettosa che finisce per rompersi ignominiosamente al momento dello scatto, il grande scontro finale è una delle cose più deludenti che potessi aspettarmi, anticlimatico, privo di qualsiasi tensione per il destino dei personaggi, pulito, leggero, pareva un pic-nic con un paio di fuochi d'artificio, peccato che Ricky Nelson avesse dimenticato la chitarra giù alla prigione, altrimenti...
Addirittura viene gettata alle ortiche la sensazione di "eroi sotto assedio" visto che con una naturalezza tragicomica viene ribaltata la condizione di assedio e gli "assedianti invisibili" diventano gli assediati, trucidati dai colpi da cecchino dei nostri e bombardati con la dinamite perché Hell Yeah. Ma tutto senza dramma, senza un minimo di pathos.
Fortunatamente Carpenter in "Distretto 13" ha mantenuto la logica linea dritta narrativa, perché questa rassicurante inversione a U hawksiana è pessima. Così come mi disturba parecchio l'hollywoodiana, romantica storia d'amore che giunge anch'essa a lieta risoluzione finale. La vedo fuori contesto, scritta così, in un western ma almeno è risollevata dai dialoghi e dal personaggio di Feathers che è molto gustoso.
Hawks e Gion Uein volevano un film molto americano, molto rassicurante e molto "quadrato" senza troppi fronzoli. Hanno fatto un ottimo lavoro in questo ma il risultato mi è poco gradito e ci sono tante cose che trovo abbastanza inguardabili.
Peccato eh, perché il film ha anche tante cose positive. La scena migliore: la sequenza della ricerca del killer nel pub, di gran lunga; gran regia di Hawks, gran fotografia e gran Dean Martin.
Poi c'è la colonna sonora, memorabile quando diventa diegetica: il mitico "Deguello" il suono che "taglia la gola" nella notte e che comincia a risuonare ossessivamente. Sarà di ispirazione ad Ennio Morricone, su richiesta di Leone, quando comporrà quella parte di musiche per "Per un pugno di dollari" 5 anni dopo, rivoluzionando il cinema di genere western.
La sequenza d'apertura, priva di dialoghi e praticamente silenziosa è una grande intuizione, che ancora Leone porterà all'estremo della bellezza in "C'era una volta il West" quasi 10 anni più tardi. Tante cosucce belle insomma, se solo non mi si fosse smontato così, tra le braccia, povero film...
"Rio Bravo" è insomma un film di indubbia importanza e di bella fattura ma per caratteristiche un degno rappresentante di un genere che, almeno nella sua visione "classica" non è tra i miei amori cinematografici.
Per quanto riguarda Howard Hawks sono uno di quelli che pensa abbia dato il suo meglio soprattutto (non solo, ovviamente, ma soprattutto) nella commedia.