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A QUALCUNO PIACE CALDO regia di Billy Wilder

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david briar     7½ / 10  24/12/2017 17:34:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film che non è invecchiato in termini di ritmo, che è abbastanza incalzante, quanto in termini di battute e situazioni, che possono risultare prevedibili o già viste, ma semplicemente perchè questo tipo di equivoci sono stati molto copiati da molte commedie successive che molti hanno visto, che prendono a piene mani sia da questo film di Wilder, e altri, che da diversi film di Hawks. Per cui la valutazione va contestualizzata.
Contestualizzandolo nel periodo, dev'essere stato un film con un sottotesto(per chi ha voglia di vederlo) abbastanza scomodo e sfacciato, che oggi andrebbe rivisto, magari in rapporto a film più recenti come "Tootsie" o "Victor victoria" che toccano questi temi: ne uscirebbero discorsi interessanti in relazione al modo in cui può venir trattato il tema a seconda delle epoche.
A proposito di contestualizzazione, trovo che invece la scelta di dare, ad un certo punto, così tanto spazio e forza al personaggio di Curtis a scapito di quello di Lemmon non sia troppo felice: si potevano intrecciare le storie d'amore con una più accesa rivalità fra i due, che viene inizialmente accennata, e renderle ancora più divertenti.
Se ancora di cinema classico si poteva parlare nel 1959, in cui Welles era bello che assimilato,( si nota anche qui, nell'uso della profondità di campo e con un'inquadrature leggermente più lunghe di film degli anni 30 e 40), questo non è nè uno dei migliori film classici nè una delle migliori commedie classiche, ma di sicuro è uno dei più cult per una serie di elementi(il travestitismo, Marilyn, le musiche, la canzone cantata da lei, George Raft, i ponti sonori), ed è immancabile per qualunque cinefilo. Se tutto questo non bastasse per convincervi a vederlo, vi basti la battuta finale, su cui son stati scritti interi saggi. Per arrivarci, sarebbe il caso vedere tutto ciò che viene prima..
hghgg  24/12/2017 18:19:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si può sempre parlare di "Cinema Classico" sia nel 1959 che dopo, sebbene ovviamente anche film di stampo "classico" avessero almeno in parte assimilato tecniche e innovazioni stilistiche della modernità e di babbo Orson.
david briar  24/12/2017 18:34:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo, figurati che uso questo termine anche per prodotti più recenti come "Mad men": mi riferivo più all'etichetta storica e accademica che stabilisce il ventennio d'oro riconducibile al cinema classico dal 1929 al 1948, stabilendo poi diversi segni della nascita del cinema moderno da Renoir a Welles, passando per Rossellini(che in questa visione schematica farebbe da intermediario) , per poi arrivare alla nascita della Nouvelle Vague(proprio negli anni di questo film di Wilder.)
Per quanto riguarda lo stampa classico, penso sia tuttora presente in registi come Eastwood e Spielberg, e soprattutto che fosse ancora onnipresente negli anni 50. Siamo d'accordo.
hghgg  24/12/2017 19:13:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esattamente. Cinema classico e cinema moderno dopo un certo punto (potremmo utilizzare "Quarto Potere" come essenziale e ottimo punto di partenza per indicare il cosiddetto "Cinema Moderno") hanno proseguito su binari paralleli (come dici tu, dai Godard agli Wilder che facevano film negli stessi anni, ad esempio). Probabilmente l'etichetta tende a identificare maggiormente il Cinema Classico in tutto ciò che venne prima soprattutto di Orson Welles (ma non necessariamente solo di lui) e successivamente del Neorealismo. Poi oh, correnti cinematografiche alternative al Cinema Classico nei suoi anni d'oro ci furono comunque anche negli anni '20, erano le Avanguardie. Insomma il discorso lo trovo sempre stimolante perché poi difficilmente le cose sono totalmente schematiche come certe volte impongono le etichette.