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IO E ANNIE regia di Woody Allen

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hghgg     9 / 10  29/12/2015 10:58:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quante definizioni si possono attribuire a "Annie Hall", il primo grande capolavoro di Woody Allen oppure una delle più importanti e innovative commedie romantiche di sempre o ancora uno dei film chiave del cinema americano degli anni '70.
Film straordinario che delinea l'evoluzione artistica di Allen in maniera netta, definitiva; non più comico tagliente e dissacrante ma artista completo, con idee nuove, geniali. La maturità di Allen si compie con "Annie Hall".

Film che rappresenta una nuova incredibile strada intrapresa dalla commedia romantica, e dalla commedia in toto; "Annie Hall" è una vera rivoluzione del genere, con il solo limite di essere stilisticamente tanto personale da diventare di difficilissima imitazione per modelli successivi pur restando una pietra miliare indispensabile per chiunque sia appassionato del genere "Romantic Comedy" e che magari si sia rotto le palle della 400esima replica su Rete4 di "Pretty Paralisi in Faccia Woman".

Questa è la commedia romantica per nevrotici, che riflette le ansie dell'autore, e dei protagonisti, tanto quanto dell'America degli anni '70 (ma più quelle dell'autore).
Analisi/Auto-analisi del rapporto di coppia, tra il protagonista e Annie ma non solo, che diventa seduta psicanalitica probabile per lo stesso Allen e per la stessa Keaton. Allen fa ridere qui ma smette i panni da comico puro, diventa invece autore abilissimo nell'uso dell'ironia, dell'auto-ironia e del sarcasmo, riesce a far ridere attraverso soluzioni di regia geniali e mostrando grande consapevolezza delle sue idee e grande maturità smonta il dogma del lieto fine nelle commedie romantiche, con un finale consolatorio ma, fuori da ogni dubbio, amaro.

Così, per questa decostruzione nevrotica della commedia romantica, Allen si avvale come detto di soluzioni di regia straordinarie, ad una prima visione spiazzanti e assolutamente da sbellicarsi. Quel suo continuo rompere la Quarta Parete (elemento che tornerà abbondantemente ne "La rosa purpurea del Cairo" ad esempio), quel suo continuo rivolgersi allo spettatore, non solo nell'indimenticabile monologo iniziale ma anche, con totale naturalezza, mentre sta interagendo con altri personaggi (ad esempio durante un dialogo con la Keaton si gira verso lo spettatore e chiede "Avete sentito ? Ha detto sposa non spesa, non sono diventato matto"). Un modo come un altro non solo per spiazzare il pubblico e quindi farlo ridere ma anche per coinvolgerlo completamente in un film di non così facile fruizione perché la psicoanalisi onnipresente e la continua aria nevrotica rendono "Annie Hall" la più complessa delle commedie romantiche.

Altri momenti fantastici di interazione libera di Allen sono quelli in cui il suo personaggio, da adulto, durante i flashback si rivolge tranquillamente alle figure del suo passato oppure quando chiede opinioni sulla sua storia con Annie a della gente a caso per strada con quelli che gli rispondo come nulla fosse e anzi nel finale sono proprio loro che lo fermano per discutere della cosa. Geniale, e molto divertente.

Il momento topico di questo tipo però è la sequenza della coda al cinema, con tanto di partecipazione del sociologo Marshall McLuhan, con una gag surreale in risposta alle sparate di uno pseudo-critico intellettuale cinematografico che alle spalle di un attonito Alvy spara vaccate a ripetizione sul cinema di Fellini (di cui Allen, si sa, è grande ammiratore).

C'è tanto qui dell'Allen che verrà e dell'amore di Allen per certo cinema. Il suo amore per Ingmar Bergman, l'anno successivo definitivamente espresso con il sottovalutato omaggio di "Interiors" gioiellino drammatico di Allen, qui è rappresentato dalla scelta iniziale del film da vedere da Alvy e Annie, un film di Bergman appunto.

Eccellente l'uso della continua alternanza dei piani temporali che con un ottimo montaggio risulta sempre fluido e mai fastidioso, viaggio in lustri di nevrosi mai superate per il povero Alvy Singer.

Come detto "Annie Hall" è un film complesso e maturo, una delle vette di Allen come autore, proprio per la sua sceneggiatura così spontanea e fresca, di ampio respiro, dotata di scene straordinariamente messe in scena dall'Allen regista e di un'ironia semplicemente meravigliosa. Quante sequenze memorabili ci lascia questo film grazie alla meravigliosa accoppiata Allen-Keaton, all'epoca ancora compagni anche nella vita.
La loro intesa è naturale e superba e Allen si sa, sa esaltare particolarmente il talento di quella che anche successivamente rimarrà amica fidata e attrice prediletta. Qui in particolare, per la grande ispirazione che aveva in corpo, il piccolo emaciato clarinettista occhialuto riesce davvero a spedire Diane Keaton sulla vetta della sua carriera, perché questa in "Annie Hall" è la miglior Diane Keaton di sempre e parliamo di una che era stata grande in ruoli drammatici come ne "Il Padrino" e "Il Padrino Parte II" non proprio robetta (come ci ricorda la meravigliosa ironia di Woody il quale, dopo aver firmato autografi a due tizi entusiasti e in apparenza poco raccomandabili all'arrivo di Annie le dice di "Essere circondato dal cast de Il Padrino", appunto).

Però qui Diane Keaton è semplicemente enorme, meravigliosa e adorabile espressione di nevrosi e insicurezze, istrionica, espressiva, carismatica e versatile scheggia di perfetta recitazione ed interazione con il suo co-protagonista. Un'interpretazione eccezionale sotto ogni punto di vista, da applausi. E se Allen grazie all'abilità di Oreste Lionello si gode forse ancora di più se ascoltato in italiano (come ha ammesso lo stesso Allen) la Keaton è favolosa da ascoltarsi in originale. Piange, ride e parla a raffica, canta persino, non si fa mancare niente. Se è vero che Allen riesce sempre ad esaltarla allora qui si è superato.

Il circolo di attori che come un succulento contorno circonda il piatto principale è decisamente ricco e ben assortito, Carol Kane, Tony Roberts, un giovane indimenticabile Christopher Walken già palesemente attore di primo livello appena un anno prima della grande consacrazione de "Il cacciatore", impegnato già qui in un memorabile duetto con Allen, con Walken già espressione di personaggi che della nevrosi e della follia hanno raggiunto il limite. Il tutto in nemmeno 5 minuti di apparizione, "Il cacciatore" sembra quasi un'inevitabile conseguenza. E poi ancora la partecipazione del cantautore Paul Simon (e guarda nel film "Conoscenza carnale" c'era il suo vecchio compare Art Garfunkel e c'era sempre Carol Kane) senza contare alcuni simpatici camei, un giovanissimo Jeff Goldblum che parla al telefono, Sigourney Weaver inquadrata solo da grande distanza nel finale come nuova ragazza di Alvy e Shelley Duvall, negli anni '70 colonna storica di un altro fondamentale e straordinario autore americano come Robert Altman. Un bel quadretto.

Sublime esempio di come rivoluzionare un genere con le proprie nevrosi e con un'ispirazione ai massimi livelli "Annie Hall" è il primo e forse il più grande capolavoro di Woody Allen (per quanto, con un "Manhattan" in giro, prendere una decisione sia abbastanza complicato), commedia romantica sofisticata e folle da incorniciare.

Meraviglioso.

"Io non farei mai parte di un club che accetti tra i suoi membri uno come me".
totty  29/12/2015 17:45:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Walken in quei 5 minuti mi sembra maledettamente inquietante, non so neanch'io perchè
hghgg  29/12/2015 18:56:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Be è voluto credo e lui è perfetto in questo ;)