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L'OCCHIO DEL CICLONE - IN THE ELECTRIC MIST regia di Bertrand Tavernier

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oh dae-soo     7 / 10  27/01/2012 11:08:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come l'immortale regista francese Bertrand Tavernier si sia trovato a 70 anni a girare negli USA un thriller su un serial killer della Louisiana è davvero particolare (se non è il suo primo film extraeuropeo poco ci manca). Anche perchè In The Electric Mist è un film che sprigiona americanità da tutti i pori, sia nella materia trattata, sia nella struttura, sia, giocoforza, nelle meravigliose ambientazioni, tutte incentrate dentro e intorno la New Orleans post Katrina. Piccola digressione: credo che la Louisiana sia una delle zone cinematograficamente più belle che il cinema possa sfruttare specie, purtroppo, dopo il terribile uragano che l'ha sconvolta. Non parlo soltanto dei luoghi però, è meraviglioso ed affascinante anche il suo popolo così radicato nelle tradizioni, nei riti, nel misticismo, un popolo che ha una profonda storia di schiavitù alle spalle (storia che in maniera nemmeno troppo velata entra prepotentemente anche in The electric mist) e che rappresenta uno strano mix tra due culture così differenti come la statunitense e la francese. Poi, c'è qualcosa di più bello della pioggia nelle paludi? Io mi chiedo: perchè Nostro Signore ha creato le paludi? E perchè la pioggia? Semplice, per il Cinema!
Comunque... film particolarissimo perchè ad una struttura che più classica non di può (omicidi-vecchio ispettore che indaga-serial killer) affianca una venatura paranormale davvero interessante che a sua volta affonda le sue radici nella Storia Americana, inevitabilmente visto il luogo dove ci troviamo, alla Guerra di Secessione.
Sarà per la presenza del grande Tommy Lee Jones ma a me In the electric mist pare in tutto e per tutto una specie di Non è un paese per vecchi parte seconda, non tanto nel plot o nella qualità dell'opera (il film dei Coen è sicuramente superiore, e non di poco) quanto nel cuore stesso della pellicola, nella riflessione di un mondo che più va avanti più si sta distruggendo con le sue mani, nella constatazione del protagonista-e in questo senso i due personaggi interpretati da Lee Jones nei due film sono praticamente identici- che i tempi che furono non torneranno mai più, che questo è ormai un mondo dove le prevaricazioni, la violenza, la mancanza di valori ed ideali la facciano ormai da padrone. Lui stesso, a proprie spese (sarà coinvolto più o meno direttamente nell'omicidio di due ragazze) sarà costretto ad adeguarvisi. La vena malinconica del film è inframmezzata (come nei Coen) così da sprazzi di violenza purissima ( a dir la verità tutte le migliori scene sembrano essere proprio quelle di ammazzamenti vari). Splendido Goodman, forse persino superiore a Lee Jones. Ad una prima parte molto imbolsita, segue una seconda davvero buona. Si vede che il film è tratto da un romanzo, non mancano due o tre dialoghi veramente stupendi e alcune riflessioni (specie quella sulla salamandra) veramente profondissime. Molto contorto e a tratti quasi indecifrabile il rapporto tra le vicende che vedono coinvolto il vecchio detective e le apparizioni che ha, specie quella reiterata del vecchio Generale Confederato, una specie di coscienza privata e storica che aiuterà il detective nella sua ricerca. Tavernier ci ricorda come ogni americano racchiuda dentro di sè un passato macchiato di sangue, come tutto quello che ora sono gli Stati Uniti siano venuti fuori da un processo lungo e sanguinoso. Il detective è così profondamente legato alle proprie radici che, in un finale che ricorda Shining in maniera impressionante, sembra quasi averne" fatto parte". Un film probabilmente più intelligente e profondo di quello che pare, forse proprio per questo thriller atipico che sarà apprezzato da pochi.